domenica 5 ottobre 2008

QUI SAVIANO : COSTITUITO IL CIRCOLO DEL PD

Grande successo di partecipazione democratica per la costituzione del Circolo PD di Saviano .
In data 3-4-5- ottobre c.a. si sono regolarmante svolte le operazioni del tesseramanto per il PD Savianese. Hanno aderito 495 cittadini , tra cui tantissime donne e giovani.

Le operazioni di tesseramento si sono svolte presso la sede dell'Arci in Via Degli Orti -Saviano e si sono concluse alle ore 13 di Domenica 5 ottobre .
Purtroppo non tutti i cittadini hanno potuto aderire .Infatti alcuni richiedenti l'adesione ( circa 50 ) non hanno potuto tesserarsi perche' non in orario rispetto ai tempi di chiusura di questa prima fase delle operazione di costituzione del Circolo.La commissione di garanzia provinciale aveva stabilito rigorosamente per le ore 13 di domenica 5 ottobre la chiusura di questa prima fase del tesseramento. Bisogna specificare che e' sempre possibile aderire durante l'anno anche se per questa prima fase bisognava concentrare le adesioni solo ad alcuni giorni per velocemente garantire , previo congresso che si terra' a Saviano 17-18-19 ottobre , gli organismi dirigenti per poi avviare da subito l'azione politica del partito.
Le operazioni si sono svolte in un clima appassionato ma tranquillo .

sabato 20 settembre 2008

LO STATUTO

Statuto del Partito Democratico
Approvato dalla
Assemblea Costituente Nazionale
il 16 febbraio 2008
CAPO I
Principi e soggetti della democrazia interna
Articolo 1.
(Principi della democrazia interna)
1. Il Partito Democratico è un partito federale costituito da elettori ed iscritti, fondato sul principio
delle pari opportunità, secondo lo spirito degli articoli 2, 49 e 51 della Costituzione.
2. Il Partito Democratico affida alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori
le decisioni fondamentali che riguardano l’indirizzo politico, l’elezione delle più importanti
cariche interne, la scelta delle candidature per le principali cariche istituzionali.
3. Il Partito Democratico si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione
politica delle donne. Assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di
uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi, pena la loro invalidazione da parte degli organismi
di garanzia. Favorisce la parità fra i generi nelle candidature per le assemblee elettive e
persegue l’obiettivo del raggiungimento della parità fra uomini e donne anche per le cariche
monocratiche istituzionali e interne. Il Partito Democratico assicura le risorse finanziarie al fine
di promuovere la partecipazione attiva delle donne alla politica.
4. Il Partito Democratico promuove la partecipazione politica delle giovani donne e dei giovani
uomini, delle cittadine e dei cittadini dell’Unione Europea residenti ovvero delle cittadine e dei
cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, garantendo pari opportunità a tutti
e a tutti i livelli.
5. Il Partito Democratico riconosce e rispetta l’autonomia e il pluralismo delle organizzazioni
sociali e del lavoro, riconosce e rispetta la distinzione tra la sfera dell’iniziativa economica privata
e la sfera dell’azione politica. Le regole di condotta stabilite dal Codice etico e le modalità di
finanziamento del partito sono tese a evitare il condizionamento di specifici gruppi di interesse
nella formazione dei suoi gruppi dirigenti e dell’indirizzo politico.
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6. Il Partito Democratico riconosce e rispetta il pluralismo delle opzioni culturali e delle posizioni
politiche al suo interno come parte essenziale della sua vita democratica, e riconosce pari
dignità a tutte le condizioni personali, quali il genere, l’età, le convinzioni religiose, le disabilità,
l’orientamento sessuale, l’origine etnica.
7. Il Partito Democratico propone un programma di governo per l’Italia e si impegna a realizzarlo
in maniera coerente, nel riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni. A questo fine, nel
rispetto del pluralismo, le modalità di elezione dei Segretari e delle Assemblee incentivano le
aggregazioni e favoriscono un esercizio autorevole della guida del partito. L’elezione degli ulteriori
organismi rappresentativi e di controllo interni da parte delle Assemblee è rigorosamente
improntata al principio proporzionale.
8. Il Partito Democratico promuove la trasparenza e il ricambio nelle cariche politiche e istituzionali.
Le candidature e gli incarichi sono regolate dal Codice etico del partito e dalle norme
statutarie che, ad ogni livello organizzativo e per ogni ambito istituzionale, rendono gli incarichi
contendibili, oltre a fissare un limite al cumulo e al rinnovo dei mandati. Devono attenersi al
medesimo Codice etico gli eletti nelle istituzioni iscritti al Partito Democratico in occasione delle
nomine o proposte di designazione che ad essi competono, ispirandosi ai criteri del merito e della
competenza, rigorosamente accertati.
9. Il Partito Democratico assicura un Sistema informativo per la partecipazione basato sulle
tecnologie telematiche adeguato a favorire il dibattito interno e a far circolare rapidamente tutte
le informazioni necessarie a tale scopo. Il Sistema informativo per la partecipazione consente ad
elettori ed iscritti, tramite l’accesso alla rete internet, di essere informati, di partecipare al dibattito
interno e di fare proposte. Il Partito rende liberamente accessibili per questa via tutte le informazioni
sulla sua vita interna, ivi compreso il bilancio, e sulle riunioni e le deliberazioni degli
organismi dirigenti. I dirigenti e gli eletti del Partito sono tenuti a rendere pubbliche le proprie
attività attraverso il Sistema informativo per la partecipazione.
10. Il Partito Democratico promuove la circolazione delle idee e delle opinioni, l’elaborazione
collettiva degli indirizzi politico‐programmatici, la formazione di sintesi condivise, la crescita di
competenze e capacità di direzione politica, anche attraverso momenti di studio e di formazione.
Articolo 2.
(Soggetti fondamentali della vita democratica del Partito)
1. Il Partito Democratico è aperto a gradi diversificati e a molteplici forme di partecipazione. Ai
fini del presente Statuto, vengono identificati due soggetti della vita democratica interna: gli iscritti
e gli elettori.
2. Per «iscritti/iscritte» si intendono le persone che, cittadine e cittadini italiani nonché cittadine
e cittadini dell’Unione europea residenti ovvero cittadine e cittadini di altri Paesi in possesso di
permesso di soggiorno, si iscrivono al partito sottoscrivendo il Manifesto dei valori, il presente
Statuto, il Codice etico, e accettando di essere registrate nell’Anagrafe degli iscritti e delle iscritte
oltre che nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori.
3. Ai fini del presente Statuto, ove non diversamente indicato, per «elettori/elettrici» si intendono
le persone che, cittadine e cittadini italiani nonché cittadine e cittadini dell’Unione europea
residenti in Italia, cittadine e cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, iscritti
e non iscritti al Partito Democratico, dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del
Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici
e degli elettori.
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4. Tutti gli elettori e le elettrici del Partito Democratico hanno diritto di:
a) partecipare alla scelta dell’indirizzo politico del partito mediante l’elezione diretta dei
Segretari e delle Assemblee al livello nazionale e regionale, nonché ai livelli territoriali
inferiori, ove questo sia previsto dagli statuti regionali;
b) partecipare alle elezioni primarie per la scelta dei candidati del partito alle principali cariche
istituzionali;
c) avanzare la propria candidatura a ricoprire incarichi istituzionali;
d) prendere parte a Forum tematici;
e) votare nei referendum aperti alle elettrici e agli elettori e prendere parte alle altre forme
di consultazione;
f) avere accesso alle informazioni su tutti gli aspetti della vita del partito;
g) prendere parte alle assemblee dei circoli;
h) ricorrere agli organismi di garanzia e riceverne tempestiva risposta qualora si ritengano
violate le norme del presente Statuto.
5. Gli iscritti e le iscritte al Partito Democratico hanno inoltre il diritto di:
a) partecipare all’elezione diretta dei Segretari e delle Assemblee ai livelli territoriali inferiori
a quello regionale;
b) essere consultati sulla scelta delle candidature del Partito Democratico a qualsiasi carica
istituzionale elettiva;
c) votare nei referendum riservati agli iscritti;
d) partecipare alla formazione della proposta politica del partito e alla sua attuazione;
e) avere sedi permanenti di confronto e di elaborazione politica;
f) essere compiutamente informati ai fini di una partecipazione consapevole alla vita interna
del partito;
g) avanzare la propria candidatura per gli organismi dirigenti ai diversi livelli e sottoscrivere
le proposte di candidatura per l’elezione diretta da parte di tutti gli elettori;
h) sottoscrivere le proposte di candidatura a ricoprire incarichi istituzionali.
6. Tutti gli elettori e le elettrici del Partito Democratico hanno il dovere di:
a) favorire l’ampliamento dei consensi verso il partito negli ambienti sociali in cui sono inseriti;
b) sostenere lealmente i suoi candidati alle cariche istituzionali ai vari livelli;
c) aderire ai gruppi del Partito Democratico nelle assemblee elettive di cui facciano parte;
d) essere coerenti con la dichiarazione sottoscritta al momento della registrazione nell’Albo.
7. Gli iscritti e le iscritte al Partito Democratico hanno inoltre il dovere di:
a) partecipare attivamente alla vita democratica del partito;
b) contribuire al finanziamento del partito versando con regolarità la quota annuale di iscrizione;
c) favorire l’ampliamento delle adesioni al partito e della partecipazione ai momenti aperti
a tutti gli elettori;
d) rispettare lo Statuto, le cui violazioni possono dare luogo alle sanzioni previste.
8. L’iscrizione al partito così come la registrazione nell’Albo degli elettori e delle elettrici possono
avvenire anche per via telematica, sono individuali e sono perfezionabili a partire dal
compimento dal sedicesimo anno di età. Sono esclusi dalla registrazione nell’Anagrafe degli iscritti
e nell’Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a
gruppi di altri partiti politici all’interno di organi istituzionali elettivi. Qualora la Commissione
di garanzia abbia cognizione di tale causa ostativa riguardo a persone già registrate ne decreta
la cancellazione e stabilisce un congruo termine entro il quale tali persone non possono nuovamente
chiedere di essere registrate.
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CAPO II
Formazione dell’indirizzo politico, composizione, modalità di elezione
e funzioni degli organismi dirigenti nazionali
Articolo 3.
(Segretario o Segretaria nazionale)
1. Il Segretario nazionale rappresenta il Partito, ne esprime l’indirizzo politico sulla base della
piattaforma approvata al momento della sua elezione ed è proposto dal Partito come candidato
all’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri.
2. Se il Segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l’Assemblea può eleggere
un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento
anticipato dell’Assemblea stessa. Se il Segretario si dimette per un dissenso motivato verso deliberazioni
approvate dall’Assemblea o dal Coordinamento nazionale, l’Assemblea può eleggere
un nuovo Segretario per la parte restante del mandato con la maggioranza dei due terzi dei
componenti. A questo fine, il Presidente convoca l’Assemblea per una data non successiva a
trenta giorni dalla presentazione delle dimissioni. Nel caso in cui nessuna candidatura ottenga
l’approvazione della predetta maggioranza, si procede a nuove elezioni per il Segretario e per
l’Assemblea.
3. Il Segretario nazionale in carica non può essere rieletto qualora abbia ricoperto l’incarico per
un arco temporale pari a due mandati pieni a meno che, allo scadere dell’ultimo mandato, non
eserciti la funzione di Presidente del Consiglio dei Ministri per la sua prima legislatura. In tal
caso il mandato è rinnovabile fino a che non ricorrano i limiti alla reiterabilità dei mandati nella
carica di Presidente del Consiglio di cui all’articolo 22, comma 3.
Articolo 4.
(Assemblea nazionale)
1. L’Assemblea nazionale è composta da mille persone elette con le modalità indicate dal successivo
articolo 9.
2. Nello svolgimento di tutte le sue competenze, ad eccezione di quelle indicate all’articolo 3, al
comma 2 ed al comma 7 del presente articolo, la composizione dell’Assemblea nazionale è integrata
da trecento persone elette dagli elettori contestualmente all’elezione delle Assemblee regionali
secondo le modalità indicate dagli statuti regionali. A tale fine, a ciascuna regione sono
attribuiti cinque seggi, ad eccezione del Molise che ne ha due e della Valle d’Aosta che ne ha
uno. La ripartizione dei restanti seggi tra le regioni si effettua in proporzione ai voti ricevuti dal
Partito Democratico nelle più recenti elezioni della Camera dei Deputati, sulla base dei quozienti
interi e dei più alti resti. L’Assemblea nazionale è inoltre integrata da cento componenti eletti
dai parlamentari nazionali ed europei aderenti al Partito Democratico. L’Assemblea nazionale è
infine integrata da un numero variabile di componenti espressione delle candidature alla Segreteria
nazionale non ammesse alla votazione presso gli elettori, ai sensi dell’articolo 9, comma 6.
Ai candidati alla carica di Segretario nazionale non ammessi alla votazione, i quali rinuncino a
sostenere altre candidature ammesse, è riconosciuto il diritto a nominare un numero di persone
pari a due, di cui un uomo e una donna, per ogni punto percentuale di voti ottenuti, su quelli
validamente espressi, in occasione della consultazione preventiva tra gli iscritti di cui all’articolo
9, comma 6, purché abbiano ottenuto un numero di voti pari almeno al cinque per cento di quelli
validamente espressi.
3. L’Assemblea nazionale e gli organi dirigenti da essa eletti hanno competenza in materia di
indirizzo della politica nazionale del Partito, di organizzazione e funzionamento di tutti gli or5
ganismi dirigenti nazionali, di definizione dei principi essenziali per l’esercizio dell’autonomia
da parte delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano.
4. L’Assemblea nazionale esprime indirizzi sulla politica del partito attraverso il voto di mozioni,
ordini del giorno, risoluzioni, secondo le modalità previste dal suo Regolamento, sia attraverso
riunioni plenarie, sia attraverso Commissioni permanenti o temporanee, ovvero, in casi
di necessità e urgenza, attraverso deliberazioni effettuate per via telematica sulla base di quesiti
individuati dall’Ufficio di Presidenza o dal Coordinamento nazionale. Il Regolamento è approvato
dall’Assemblea nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti.
5. L’Assemblea elegge a scrutinio segreto il proprio Presidente. Nel caso in cui nessun candidato
abbia conseguito nella prima votazione un numero di voti almeno pari alla maggioranza dei
componenti, si procede immediatamente a una seconda votazione, sempre a scrutinio segreto,
di ballottaggio tra i due candidati più votati. Il Presidente dell’Assemblea nazionale resta in carica
per la durata del mandato dell’Assemblea. Il Presidente nomina un ufficio di Presidenza
sulla base dei risultati delle elezioni per l’Assemblea.
6. L’Assemblea è convocata ordinariamente dal suo Presidente almeno una volta ogni sei mesi.
In via straordinaria deve essere convocata dal suo Presidente se lo richiedano almeno un quinto
dei suoi componenti.
7. L’Assemblea nazionale può, su mozione motivata, approvata con il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei suoi componenti, sfiduciare il Segretario. Se l’Assemblea sfiducia il
Segretario, si procede a nuove elezioni per l’Assemblea e il Segretario.
Articolo 5.
(Durata dei mandati del Segretario e dell’Assemblea nazionale)
1. I mandati di Segretario nazionale del Partito e di componente della Assemblea nazionale
durano quattro anni.
2. Il Presidente dell’Assemblea nazionale indice l’elezione dell’Assemblea e del Segretario nazionali
sei mesi prima della scadenza del mandato del Segretario in carica. Quando ricorrano i casi
di scioglimento anticipato dell’Assemblea previsti dall’articolo 3, comma 2, e dall’articolo 4,
comma 7, il Presidente dell’Assemblea nazionale indice l’elezione entro i quattro mesi successivi.
Articolo 6.
(Vicesegretari)
1. Il Segretario nazionale può, all’atto della proclamazione, proporre all’Assemblea nazionale
l’elezione di uno o due Vicesegretari.
2. I vicesegretari svolgono funzioni delegate dal Segretario.
Articolo 7.
(Segreteria nazionale)
1. La Segreteria nazionale è l’organo collegiale che collabora con il Segretario ed ha funzioni
esecutive.
2. La Segreteria nazionale è composta da non più di quindici membri, nominati dal Segretario,
che dà comunicazione della nomina in una riunione del Coordinamento nazionale convocata
con specifico ordine del giorno. Il Segretario può revocare la nomina dei componenti della Se6
greteria. Tale revoca deve essere comunicata e motivata in una riunione del Coordinamento nazionale.
3. La Segreteria è convocata dal Segretario, che è tenuto a dare pubblicità alle decisioni assunte.
4. Ulteriori nomine relative ad altre funzioni esecutive esterne alla Segreteria debbono essere
preventivamente approvate dal Coordinamento nazionale.
Articolo 8.
(Coordinamento nazionale)
1. Il Coordinamento nazionale è organo di esecuzione degli indirizzi dell’Assemblea nazionale
ed è organo d’indirizzo politico. Esso, ai sensi del proprio Regolamento, approvato con il voto
favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, assume le proprie determinazioni
attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni politiche e svolge la sua funzione di
controllo attraverso interpellanze e interrogazioni al Segretario e ai membri della Segreteria.
2. Il Coordinamento nazionale è composto da centoventi membri eletti dall’Assemblea nazionale,
con metodo proporzionale, nella prima riunione successiva alle elezioni di cui all’articolo
9, e da quattro rappresentanti eletti nella medesima riunione dai delegati all’Assemblea nazionale
della Circoscrizione estero.
3. Sono inoltre membri di diritto del Coordinamento nazionale: il Segretario; il Presidente
dell’Assemblea nazionale; i Vicesegretari; il Tesoriere; il massimo dirigente dell’organizzazione
giovanile; i Presidenti dei gruppi parlamentari del Partito Democratico italiani ed europei; i Segretari
Regionali. Il Coordinamento nazionale può dar vita a suoi organi interni per organizzare
la propria attività.
4. Il Coordinamento è presieduto dal Presidente dell’Assemblea nazionale, che lo convoca almeno
una volta ogni due mesi. In via straordinaria deve essere convocata dal Presidente se lo
richiedano il Segretario o almeno un quinto dei suoi componenti.
Articolo 9.
(Scelta dell’indirizzo politico mediante elezione diretta del Segretario e dell’Assemblea nazionale)
1. Le elezioni per il Segretario e per l’Assemblea nazionale sono disciplinate da un Regolamento
approvato dall’Assemblea nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei
suoi componenti.
2. Il procedimento elettorale è articolato in due fasi. Nella prima fase, che si conclude con lo
svolgimento della Convenzione nazionale, le candidature a Segretario nazionale e le relative
piattaforme politico‐programmatiche sono sottoposte al vaglio degli iscritti. La seconda fase
consiste nello svolgimento delle elezioni.
3. Possono essere candidati e sottoscrivere le candidature a Segretario nazionale e componente
dell’Assemblea nazionale solo gli iscritti in regola con i requisiti di iscrizione presenti nella relativa
Anagrafe alla data nella quale viene deliberata la convocazione delle elezioni.
4. Per essere ammesse alla prima fase del procedimento elettorale, le candidature a Segretario
devono essere sottoscritte da almeno il dieci per cento dei componenti dell’Assemblea nazionale
uscente o da un numero di iscritti compreso tra millecinquecento e duemila, distribuiti in non
meno di cinque regioni.
5. Il Regolamento di cui al primo comma stabilisce tempi e modalità di svolgimento delle riunioni
dei Circoli, delle Convenzioni provinciali e della Convenzione nazionale nel corso delle
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quali vengono presentate le piattaforme politico‐programmatiche proposte dai candidati a Segretario
e si svolge intorno ad esse un dibattito aperto a tutti gli elettori del Partito Democratico.
6. Il medesimo Regolamento stabilisce le modalità di votazione da parte degli iscritti sulle candidature
a Segretario nazionale, in modo da garantire la segretezza del voto e la regolarità dello
scrutinio, e di elezione dei delegati alle Convenzioni provinciali e alla Convenzione nazionale.
Risultano ammessi all’elezione del Segretario nazionale i tre candidati che abbiano ottenuto il
consenso del maggior numero di iscritti purché abbiano ottenuto almeno il cinque per cento dei
voti validamente espressi e, in ogni caso, quelli che abbiano ottenuto almeno il quindici per cento
dei voti validamente espressi e la medesima percentuale in almeno cinque regioni o province
autonome.
7. Ai fini dell’elezione, le candidature a Segretario nazionale vengono presentate in collegamento
con liste di candidati a componente dell’Assemblea nazionale. Nella composizione di tali
liste devono essere rispettate la pari rappresentanza e l’alternanza di genere. La ripartizione dei
seggi tra le circoscrizioni regionali viene effettuata in proporzione alla popolazione residente e
al numero dei voti ricevuti dal Partito Democratico nelle più recenti elezioni per la Camera dei
Deputati. Le province autonome di Trento e Bolzano costituiscono ciascuna una circoscrizione.
Con l’eccezione della Valle d’Aosta e del Molise, le circoscrizioni regionali sono articolate in collegi
nei quali sono assegnati da un minimo di quattro ad un massimo di nove seggi. In ciascun
collegio possono essere presenti una o più liste collegate a ciascun candidato alla Segreteria. I
seggi assegnati a ciascun collegio sono ripartiti tra le liste con metodo proporzionale. I seggi non
assegnati sulla base dei quozienti pieni vengono ripartiti tra le liste sulla base dei resti,
nell’ambito delle circoscrizioni regionali. Ogni altro aspetto è stabilito dal Regolamento di cui al
precedente comma 1, il quale prevede confronti pubblici tra i candidati.
8. Sono ammesse a partecipare alle elezioni, in qualità di elettrici ed elettori, tutte le persone
che al momento del voto rientrino nei requisiti di cui allʹart. 2 comma 3 e devolvano un contributo
di entità contenuta.
9. Qualora sia stata eletta una maggioranza assoluta di componenti l’Assemblea a sostegno di
un candidato Segretario, il Presidente dell’Assemblea nazionale lo proclama eletto all’apertura
della prima seduta dell’Assemblea stessa; in caso contrario il Presidente indice in quella stessa
seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di
componenti l’Assemblea e proclama eletto Segretario il candidato che ha ricevuto il maggior
numero di voti validamente espressi.
Articolo 10.
(Organizzazioni all’estero del Partito Democratico)
1. Il Partito Democratico, al fine di garantire la partecipazione politica, sociale e culturale degli
italiani residenti all’estero, organizza le proprie strutture anche in altri Paesi.
2. In considerazione delle norme che disciplinano il voto all’estero, le organizzazioni del Partito
Democratico, quando è necessario, concorrono a promuovere coalizioni politiche conformi a
quelle costituite nel territorio nazionale.
3. Le forme e le modalità di organizzazione del Partito Democratico all’estero sono stabilite
dallo Statuto della Circoscrizione Estero che sarà, in conformità alle norme di cui al capo III, approvato
e modificato dalla relativa Assemblea, con il voto favorevole della maggioranza assoluta
dei suoi componenti.
4. Le regole per le intese con le forze politiche e sociali dei paesi di residenza sono definite in
accordo con il Coordinamento nazionale.
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CAPO III
Struttura federale
Articolo 11.
(Autonomia statutaria a livello regionale e nelle province di Trento e Bolzano)
1. Le Unioni regionali e le Unioni provinciali di Trento e Bolzano hanno un proprio Statuto
che, nel rispetto dei principi fondamentali dello Statuto nazionale, disciplina l’attività del partito
nel loro ambito territoriale.
2. Gli Statuti delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano disciplinano
le modalità di designazione, il regime delle incompatibilità e la durata in carica dei componenti
delle rispettive Commissioni di garanzia e di quelle infra‐regionali in modo tale da assicurarne
l’autonomia.
3. Gli Statuti delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano sono approvati
e modificati dalla relativa Assemblea con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei
suoi componenti. Essi entrano in vigore entro trenta giorni dalla loro approvazione, a meno che
entro tale termine la Commissione nazionale di garanzia, la quale ha il compito di verificarne la
conformità con i principi fondamentali dello Statuto nazionale, non rinvii lo Statuto con le relative
osservazioni all’Unione regionale o alle Unioni provinciali di Trento e Bolzano affinché
provvedano a modificarlo. In tal caso, se la relativa Assemblea non intende adeguarsi in tutto o
in parte alle osservazioni della Commissione nazionale di garanzia può ricorrere all’Assemblea
nazionale, la quale decide in via definitiva con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei
suoi componenti entro i successivi sessanta giorni.
4. Forme speciali di autonomia per rispondere a peculiari esigenze territoriali, in via sperimentale
o permanente, possono essere richieste dalle Assemblee regionali o dalle Assemblee provinciali
di Trento e Bolzano con la procedura prevista per la revisione dei propri Statuti. Tali richieste
sono esaminate dall’Assemblea nazionale e da essa approvate con la procedura prevista per
la revisione dello Statuto nazionale.
Articolo 12.
(Autonomia degli organi regionali, delle province autonome e locali)
1. Ai competenti organi delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano,
nonché agli organi locali, è riconosciuta autonomia politica, programmatica, organizzativa e finanziaria
in tutte le materie che il presente Statuto non riservi alla potestà degli organi nazionali,
comprese le alleanze politiche ed elettorali a livello regionale, provinciale e comunale. Nel caso
di decisioni che comportino una alleanza politica con partiti non coalizzati con il Partito Democratico
in ambito nazionale, l’organo territoriale competente è tenuto ad informare preventivamente
il Segretario nazionale e, se si tratti di organo sub‐regionale, il Segretario regionale o il
Segretario provinciale di Trento e Bolzano. In caso di rilievi o richiesta di riesame della decisione,
gli organi che l’hanno adottata sono tenuti a rispondere motivandola in modo esaustivo.
2. Gli organi nazionali intervengono negli ambiti riservati ai livelli regionali, delle province autonome
e locali soltanto se e nella misura in cui gli effetti della loro azione possono pregiudicare
i valori fondamentali del partito definiti dal Manifesto e dal Codice etico. In tali casi il Coordinamento
nazionale può annullare le deliberazioni degli organismi delle Unioni regionali, delle
Unioni provinciali di Trento e Bolzano o locali con il voto favorevole della maggioranza assoluta
dei suoi componenti entro 15 giorni dalla loro adozione.
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3. Qualora il Segretario regionale o il Segretario provinciale di Trento e Bolzano, o una maggioranza
dei componenti della relativa Assemblea, ritengano che una decisione nazionale violi
l’autonomia statutaria possono ricorrere entro trenta giorni dalla sua approvazione alla Commissione
nazionale di garanzia che giudica entro i successivi trenta giorni con decisione inappellabile.
In caso di necessità la Commissione nazionale di garanzia può sospendere preventivamente
l’efficacia della decisione.
4. L’autonomia regionale e delle province autonome comprende anche la possibilità di stipulare
accordi tra le Unioni regionali e le Unioni provinciali di Trento e Bolzano, alle medesime
condizioni e con i medesimi limiti previsti per gli Statuti.
Articolo 13.
(Accordi confederativi)
1. Qualora in una regione a statuto speciale o in una provincia autonoma si realizzino le condizioni
per costituire una forza politica capace di rappresentare l’elettorato di orientamento Democratico,
il Partito Democratico, a fronte della reale adesione locale al progetto, stabilisce con
essa un rapporto confederale. L’accordo è deliberato dalla Assemblea nazionale a maggioranza
assoluta dei suoi componenti.
2. L’accordo confederativo implica che il partito locale si riconosca nelle liste del Partito Democratico
per il Parlamento nazionale ed europeo ed abbia la facoltà di presentare propri candidati
all’interno delle medesime liste. Per le elezioni regionali e locali l’accordo confederativo comporta
la rinuncia del Partito Democratico a presentare proprie liste ovvero la regolare presentazione
di liste elettorali comuni con il partito locale confederato.
Articolo 14.
(Circoli)
1. I Circoli costituiscono le unità organizzative di base attraverso cui gli iscritti partecipano alla
vita del partito. Essi si distinguono in Circoli territoriali, legati al luogo di residenza, in Circoli
di ambiente legati alla sede di lavoro e/o di studio, ed in Circoli on‐line, che vengono costituiti
sulla rete internet e ai quali è possibile aderire indipendentemente dalla sede di residenza, di lavoro
e di studio. In ciascuna porzione del territorio e in riferimento a ciascuna sede di lavoro o
di studio può essere costituito un solo Circolo. In caso di partecipazione contemporanea ad un
Circolo territoriale e ad un Circolo dʹambiente, fermo restando il diritto di partecipare alla vita
politica interna ed allʹelezione degli organi dirigenti di entrambi, lʹiscritto deve indicare presso
quale dei due Circoli intende esercitare gli altri propri diritti ai sensi del presente Statuto.
2. Gli iscritti ai Circoli on‐line, fermo restando il diritto di partecipare alla vita politica interna
ed allʹelezione degli organi dirigenti di questi, devono comunque indicare il Circolo territoriale
o dʹambiente dove esercitare gli altri propri diritti ai sensi del presente Statuto.
3. Gli elettori possono partecipare, senza diritto di voto, alle attività dei Circoli.
4. Lʹarticolazione dei Circoli territoriali e di ambiente, il loro funzionamento, i loro organi e le
relative modalità di elezione sono stabilite dagli Statuti delle Unioni regionali e delle Unioni
provinciali di Trento e Bolzano. In ogni caso dovrà essere previsto almeno un Circolo territoriale
di base per ogni comune superiore a cinquemila abitanti e per ciascuno dei collegi di cui allʹarticolo
9, comma 7, nei comuni con più di centomila abitanti. Gli Statuti devono prevedere in ogni
caso che i Circoli abbiano una Assemblea degli iscritti e un Coordinatore. Le modalità di costituzione
dei Circoli on‐line, il loro funzionamento, gli organi e le relative modalità di elezione
sono stabilite da un apposito Regolamento approvato dal Coordinamento nazionale.
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Articolo 15.
(Principi inderogabili per gli statuti regionali)
1. Gli Statuti delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano disciplinano
la composizione, le modalità di formazione e le competenze degli organismi dirigenti regionali e
locali, nel quadro dei principi contenuti nel presente Statuto, nel Codice etico e nel Manifesto.
2. Per ogni livello territoriale cui spetti la titolarità, nel proprio ambito, della rappresentanza
politica del Partito Democratico, devono essere previsti un Segretario, una Assemblea e una
Commissione di garanzia.
3. L’elezione del Segretario e dell’Assemblea a tutti i livelli, sia che l’elettorato attivo venga riservato
ai soli iscritti sia che esso venga attribuito a tutti gli elettori, avviene sulla base di un voto
personale, diretto e segreto.
4. I mandati di Segretario regionale, di Segretario provinciale di Trento e Bolzano e di componente
la relativa Assemblea durano quattro anni.
5. Con Regolamento approvato dall’Assemblea regionale sono stabiliti i tempi e le modalità di
formazione e svolgimento della Convenzione regionale, eletta nell’ambito di una consultazione
preventiva degli iscritti sulle candidature a Segretario regionale. Sono ammessi alla competizione
elettorale aperta a tutti gli elettori i tre candidati che nella consultazione preventiva abbiano
ottenuto il consenso del maggior numero di iscritti purché abbiano ottenuto almeno il cinque
per cento dei voti validamente espressi e, in ogni caso, quelli che abbiano ottenuto almeno il
quindici per cento dei voti validamente espressi e la medesima percentuale in almeno un terzo
delle province.
6. L’elezione dell’Assemblea e del Segretario regionale o del Segretario provinciale di Trento e
Bolzano, unitamente a quella per gli organismi dirigenti dei livelli infraregionali, si svolgono a
distanza di due anni dall’elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionale in una data unica
per tutte le regioni e le province autonome stabilita dal Coordinamento nazionale d’intesa con la
Conferenza dei Segretari regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano.
7. Le candidature a Segretario regionale e a Segretario provinciale di Trento e Bolzano vengono
presentate in collegamento con liste di candidati a componenti della relativa Assemblea, sulla
base di piattaforme politico‐programmatiche concorrenti. In ciascun collegio elettorale possono
essere presentate una o più liste collegate a ciascun candidato alla Segreteria. L’elettorato passivo
è riservato agli iscritti in regola con i requisiti di iscrizione presenti nella relativa Anagrafe alla
data nella quale viene deliberata la convocazione delle elezioni. L’elettorato attivo è riservato
a tutte le persone per le quali ricorrano le condizioni per essere registrate nell’Albo degli elettori
e che ne facciano richiesta anche al momento del voto.
8. Se il Segretario regionale cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l’Assemblea
regionale può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare
lo scioglimento anticipato dell’Assemblea stessa. Se il Segretario si dimette per un dissenso
motivato verso deliberazioni approvate dall’Assemblea, l’Assemblea può eleggere un nuovo
Segretario per la parte restante del mandato con la maggioranza assoluta dei componenti. A
questo fine, il Presidente convoca l’Assemblea per una data non successiva a trenta giorni dalla
presentazione delle dimissioni. Nel caso in cui nessuna candidatura sia approvata dalla maggioranza
assoluta dei componenti, si procede a nuove elezioni per il Segretario e per l’Assemblea.
9. L’Assemblea regionale può, su mozione motivata, approvata con il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei suoi componenti, sfiduciare il Segretario. Se l’Assemblea sfiducia il
Segretario, si procede a nuove elezioni per l’Assemblea e il Segretario.
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10. I Regolamenti per l’elezione degli organismi dirigenti regionali e locali sono approvati
dall’Assemblea regionale e dall’Assemblea provinciale di Trento e Bolzano, previo parere positivo
della relativa Commissione di garanzia. Deve essere in ogni caso tutelata la pari rappresentanza
di genere, la segretezza del voto, oltre ad essere garantita la regolarità dello scrutinio.
11. Gli Statuti regionali definiscono i modi e le forme della presenza degli eletti nelle istituzioni
negli organismi territoriali del partito
Articolo 16.
(Conferenza dei Segretari regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano)
1. La Conferenza dei Segretari regionali e dei Segretari provinciali di Trento e Bolzano è organo
di rappresentanza federale del partito, di coordinamento dell’iniziativa politica e delle scelte
organizzative in un rapporto di leale cooperazione tra il livello nazionale e le Unioni regionali e
delle province autonome. Essa si dota di un Regolamento approvato con il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei suoi componenti.
2. La Conferenza è presieduta da un suo componente eletto annualmente a scrutinio segreto.
Essa è convocata dal Presidente, che ne determina l’ordine del giorno d’intesa con il Segretario
nazionale o suo delegato.
3. La Conferenza esprime pareri sulle scelte relative alla perequazione finanziaria tra i diversi
livelli del partito e i diversi ambiti territoriali, oltre che sulle scelte politiche nazionali che incidano
in maniera rilevante sulla sfera di autonomia regionale. Tali pareri possono essere derogati
dagli organi nazionali con deliberazioni assunte con il voto favorevole della maggioranza assoluta
dei loro componenti.
4. Qualora la Conferenza o il suo Presidente ritengano che un organo statutario non rispetti
l’autonomia riconosciuta alle Unioni regionali e alle Unioni provinciali di Trento e Bolzano possono
ricorrere alla Commissione nazionale di garanzia che delibera entro trenta giorni con decisione
inappellabile e che in caso di necessità può previamente decidere di sospendere l’efficacia
della decisione assunta.
Articolo 17.
(Poteri sostitutivi)
1. Per assicurare il regolare funzionamento della democrazia interna, in caso di necessità o di
grave danno al partito in seguito a ripetute violazioni statutarie o di gravi ripetute omissioni,
previa richiesta del quaranta per cento dei membri dell’Assemblea regionale o delle Assemblee
delle province autonome e sentito il parere del relativo organismo di garanzia, l’Assemblea nazionale
può convocare un’elezione anticipata dell’Assemblea e del Segretario regionale o delle
province autonome, individuando allo stesso tempo un organo collegiale di carattere commissariale.
2. In caso di ripetute violazioni statutarie sulla medesima materia o di gravi ripetute omissioni,
con la medesima procedura può essere nominato un organo commissariale ad acta per decidere
sulle medesime materie per un periodo non superiore a sei mesi.
3. I poteri sostitutivi di cui ai precedenti commi possono essere autonomamente esercitati
dall’Assemblea nazionale qualora le relative deliberazioni siano approvate con il voto favorevole
della maggioranza assoluta dei suoi componenti.
4. Lo Statuto delle Unioni regionali e delle Unioni provinciale di Trento e Bolzano regolamenta
i poteri sostitutivi del relativo livello.
12
CAPO IV
Scelta dei candidati per le cariche istituzionali
Articolo 18.
(Elezioni primarie del Partito Democratico)
1. Per «primarie» si intendono le elezioni che hanno ad oggetto la scelta dei candidati a cariche
istituzionali elettive.
2. Possono partecipare alle elezioni primarie indette dal Partito Democratico gli elettori già registrati
nellʹAlbo nonché quelli che lo richiedano al momento del voto.
3. Il Regolamento per le elezioni primarie è approvato con i voti favorevoli della maggioranza
dei componenti dell’Assemblea del Partito Democratico del livello territoriale corrispondente,
sulla base del Regolamento quadro per la selezione delle candidature alle cariche istituzionali
approvato dall’Assemblea nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi
componenti.
4. Vengono in ogni caso selezionati con il metodo delle primarie i candidati alla carica di Sindaco,
Presidente di Provincia e Presidente di Regione. Qualora il Partito Democratico concorra
con altri partiti alla presentazione di candidature comuni per tali cariche, valgono le norme contenute
nell’articolo 20 del presente Statuto. Le modalità di selezione delle candidature per le altre
cariche di livello regionale e locale vengono stabilite dagli Statuti delle Unioni regionali e
delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano.
5. La candidatura a Sindaco, Presidente di Provincia e Presidente di Regione può essere avanzata
con il sostegno del dieci per cento dei componenti della Assemblea del relativo livello territoriale,
ovvero con un numero di sottoscrizioni pari almeno al tre per cento degli iscritti nel relativo
ambito territoriale.
6. Qualora il Sindaco, il Presidente di Provincia o di Regione uscenti, al termine del primo
mandato, avanzino nuovamente la loro candidatura, possono essere presentate eventuali candidature
alternative se ricevono il sostegno del trenta per cento dei componenti della Assemblea
del relativo livello territoriale, ovvero di un numero di sottoscrizioni pari almeno al quindici per
cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale.
7. Le primarie per la scelta dei candidati a Sindaco, Presidente di Provincia, Presidente di Regione
si svolgono con il metodo della maggioranza relativa.
8. Non si svolgono le elezioni primarie nel caso in cui, nei tempi prescritti dal Regolamento, sia
stata avanzata una sola candidatura alla carica oggetto di selezione.
9. La selezione delle candidature per le assemblee rappresentative avviene ad ogni livello con
il metodo delle primarie ovvero, anche in relazione al sistema elettorale, con altre forme di ampia
consultazione democratica. La scelta degli specifici metodi di consultazione da adottare per
la selezione delle candidature a parlamentare nazionale ed europeo è effettuata con un Regolamento
predisposto sulla base del Regolamento quadro di cui al precedente comma 3 ed approvato
di volta in volta dal Coordinamento nazionale con il voto favorevole di almeno i tre quinti
(3/5) dei componenti, previo parere della Conferenza dei Segretari regionali.
Articolo 19.
(Candidature per le Assemblee rappresentative)
1. Il Regolamento quadro di cui all’articolo 18, comma 3, nel disciplinare le diverse modalità di
selezione democratica dei candidati per le assemblee elettive, si attiene ai seguenti principi:
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a) l’uguaglianza di tutti gli iscritti e di tutti gli elettori;
b) la democrazia paritaria tra donne e uomini;
c) il pluralismo politico nelle modalità riconosciute dallo Statuto;
d) l’ineleggibilità in caso di cumulo di diversi mandati elettivi;
e) la rappresentatività sociale, politica e territoriale dei candidati;
f) il principio del merito che assicuri la selezione di candidati competenti, anche in relazione ai
diversi ambiti dell’attività parlamentare e alle precedenti esperienze svolte;
g) la pubblicità della procedura di selezione.
2. Il Regolamento di cui all’articolo 18, comma 9, è approvato dal Coordinamento nazionale
entro tre mesi dalla scadenza della presentazione delle liste o, in caso di scioglimento anticipato,
entro tre giorni dalla pubblicazione del relativo decreto. Tale Regolamento:
a) individua gli organi responsabili per ricevere le proposte di candidatura e i criteri per selezionarle;
b) determina le modalità con cui le candidature sono sottoposte, con metodo democratico,
all’approvazione di iscritti o elettori, in via diretta o attraverso gli organi rappresentativi;
c) nomina una Commissione elettorale di garanzia, i cui componenti non sono candidabili, che
esamina i ricorsi relativi alle violazioni del Regolamento e che decide in modo tempestivo e
inappellabile.
Articolo 20.
(Primarie di coalizione)
1. Qualora il Partito Democratico stipuli accordi pre‐elettorali di coalizione con altre forze politiche
in ambito regionale e locale, i candidati comuni alla carica di Presidente di Regione, Presidente
di Provincia o Sindaco vengono selezionati mediante elezioni primarie aperte a tutte le
cittadine ed i cittadini italiani che alla data delle medesime elezioni abbiano compiuto sedici anni
nonché, con i medesimi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell’Unione europea residenti,
le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, i quali al momento
del voto dichiarino di essere elettori della coalizione che ha indetto le primarie, e devolvano il
contributo previsto dal Regolamento.
2. Il Regolamento per lo svolgimento delle primarie di coalizione stabilisce le modalità per la
presentazione delle candidature e la convocazione della consultazione, disciplina la competizione
per la fase che va dalla presentazione delle candidature alle elezioni, fissa modalità rigorose
di registrazione dei votanti e di svolgimento delle operazioni di voto.
3. Qualora, al fine di raggiungere l’accordo di coalizione, si intenda apportare modifiche ai
principi espressi nel comma 1 del presente articolo o utilizzare un diverso metodo per la scelta
dei candidati comuni, la deroga deve essere approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei
componenti l’Assemblea del livello territoriale corrispondente.
4. Nel caso di primarie di coalizione, gli iscritti al Partito Democratico possono avanzare la loro
candidatura qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il trentacinque per cento dei componenti
dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il venti per cento
degli iscritti nel relativo ambito territoriale.
5. Qualora il Partito Democratico aderisca a primarie di coalizione per la carica di Presidente
del Consiglio dei Ministri è ammessa, tra gli iscritti del Partito Democratico, la sola candidatura
del Segretario nazionale.
6. Non si svolgono le elezioni primarie di coalizione nel caso in cui, nei tempi prescritti dal Regolamento,
sia stata avanzata una sola candidatura alla carica oggetto di selezione.
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CAPO V
Principi generali per le candidature e gli incarichi
Articolo 21.
(Codice etico)
1. Non possono aderire al Partito Democratico come elettori o come iscritti, non possono essere
candidate a cariche interne del Partito o essere candidate dal Partito a cariche istituzionali le
persone che risultino escluse sulla base del Codice etico.
Articolo 22.
(Incandidabilità e incompatibilità)
1. Nessuno può far parte contemporaneamente di più organi esecutivi del Partito Democratico.
2. Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento
nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati.
3. Gli iscritti al Partito Democratico non possono ricoprire una carica monocratica di governo o
far parte di un organo esecutivo collegiale per più di due mandati pieni consecutivi o per un arco
temporale equivalente.
4. Gli iscritti al Partito Democratico non possono far parte contemporaneamente di più di
un’assemblea elettiva e di un organo esecutivo, tranne i casi in cui questo sia strettamente richiesto
da una delle cariche istituzionali ricoperte. In tali casi, il settantacinque per cento delle
indennità ricevute per le cariche collegate all’incarico istituzionale principale devono essere versate
alla tesoreria del partito al livello territoriale corrispondente all’incarico principale.
5. La carica di parlamentare nazionale o europeo e quella di consigliere di un comune con meno
di quindicimila abitanti non sono incompatibili. In caso di cumulo, il settantacinque per cento
dell’indennità ricevuta per la carica di consigliere comunale deve essere versato alla tesoreria
del partito del livello provinciale corrispondente.
6. Eventuali deroghe alle disposizioni di cui ai commi precedenti devono essere deliberate dal
Coordinamento nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti,
su proposta motivata dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente all’organo istituzionale
per il quale la deroga viene richiesta. Per le cariche istituzionali europee, la proposta
viene formulata dal medesimo Coordinamento nazionale.
7. La deroga può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera
analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall’esperienza politico‐istituzionale, delle
competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare
nel successivo mandato all’attività del Partito Democratico attraverso l’esercizio della specifica
carica in questione. La deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per
un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Partito Democratico
nella corrispondente tornata elettorale precedente.
8. Le incandidabilità e le incompatibilità per le cariche istituzionali di livello regionale e locale
sono stabilite dagli Statuti delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano.
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Articolo 23.
(Doveri degli eletti)
1. Gli eletti si impegnano a collaborare lealmente con gli altri esponenti del Partito Democratico
per affermare le scelte programmatiche e gli indirizzi politici comuni.
2. Gli eletti hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito versando alla tesoreria
una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta. Il mancato o incompleto
versamento del contributo previsto dal Regolamento di cui all’articolo 37, comma 2, è
causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica istituzionale da parte del Partito Democratico.
3. Gli eletti hanno il dovere di rendere conto periodicamente agli elettori e agli iscritti della loro
attività attraverso il Sistema informativo per la partecipazione.
4. Se nelle competenze discrezionali degli eletti ricade la nomina di organi tecnici o amministrativi,
di presidenze di Enti o di membri di consigli di amministrazione, di consulenti e professionisti,
gli eletti si impegnano a seguire criteri di competenza, merito e comprovata capacità.
Essi devono inoltre richiedere che all’intera procedura di selezione sia data la massima pubblicità.
5. I gruppi del Partito Democratico nelle assemblee elettive di ogni livello istituzionale sono
tenuti ad approvare e a rendere pubblico un Regolamento di disciplina della loro attività.
CAPO VI
Strumenti per la partecipazione,
l’elaborazione del programma e la formazione politica
Articolo 24.
(Forum tematici)
1. Le finalità dei Forum tematici sono: la libera discussione, la partecipazione alla vita pubblica,
la formazione degli elettori e degli iscritti al partito ed il coinvolgimento dei cittadini
nell’elaborazione di proposte programmatiche. I Forum producono materiali utili alle decisioni
e all’iniziativa politica del Partito Democratico.
2. La partecipazione ai Forum è aperta a tutti i cittadini e le cittadine. I partecipanti, qualora lo
accettino, vengono registrati nell’Albo degli elettori del Partito.
3. I Forum tematici sono attivati dai responsabili delle aree e dei settori tematici del Partito
Democratico. Un Forum può altresì essere attivato qualora ne facciano richiesta almeno dieci cittadini
e la proposta sia approvata dal Coordinamento nazionale con il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Forum viene sciolto e non può essere ricostituito
nell’anno immediatamente successivo se alle sue attività non abbiano attivamente partecipato,
anche per via telematica, almeno cento persone nel corso dell’anno.
4. Il funzionamento dei Forum è disciplinato da un Regolamento approvato dal Coordinamento
nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti.
5. Gli organi del Partito Democratico si esprimono sui materiali prodotti dai Forum quando discutono
o deliberano su contenuti attinenti, secondo le modalità stabilite dal Regolamento di cui
al precedente comma 4.
6. Il materiale audio‐video ed i documenti prodotti dai Forum sono pubblici ed accessibili a
tutti in forma gratuita e non sono oggetto di diritto d’autore. Il Partito Democratico li può libe16
ramente utilizzare per l’elaborazione del proprio programma elettorale e più in generale delle
proprie posizioni politiche.
Articolo 25.
(Conferenza permanente delle donne democratiche)
1. Della Conferenza permanente delle donne democratiche fanno parte le iscritte e le elettrici
che ne condividono le finalità.
2. La Conferenza permanente è un luogo di elaborazione delle politiche di genere, di promozione
del pluralismo culturale, di scambio tra le generazioni, di formazione politica, di elaborazione
di proposte programmatiche, di individuazione di campagne su temi specifici.
3. Le forme organizzative della Conferenza, improntate ad autonomia e flessibilità, sono disciplinate
da un Regolamento approvato con il voto favorevole della maggioranza assoluta delle
donne che vi aderiscono.
Articolo 26.
(Commissioni nazionali)
1. L’Assemblea nazionale, su proposta del Segretario nazionale o di un quinto dei suoi componenti,
può istituire una o più Commissioni dando ad esse mandato di elaborare, entro tempi determinati,
analisi e proposte per l’organizzazione e la regolazione della vita interna del partito,
ovvero documenti a carattere politico‐programmatico.
Articolo 27.
(Conferenza programmatica annuale)
1. Ogni anno il Partito Democratico indice la propria Conferenza programmatica secondo le
modalità stabilite dall’apposito Regolamento approvato dall’Assemblea nazionale con il voto
favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti.
2. I temi oggetto della Conferenza vengono determinati, su proposta del Segretario nazionale,
dal Coordinamento nazionale.
3. Sui temi prescelti, il Segretario nazionale presenta, entro il termine previsto dal Regolamento,
brevi documenti da porre alla base della discussione in tutte le organizzazioni del Partito
Democratico, tra gli iscritti e gli elettori.
4. Successivamente si riuniscono le Assemblee regionali e delle province autonome di Trento e
Bolzano per discutere dei temi oggetto della Conferenza. Su ciascuno di essi possono approvare
specifiche risoluzioni.
5. L’Assemblea nazionale si riunisce entro il termine previsto dal Regolamento per deliberare
su ciascuno dei temi oggetto della Conferenza, tenendo conto del dibattito svoltosi nel partito e
delle risoluzioni approvate dalle Assemblee regionali e delle province autonome di Trento e
Bolzano.
Articolo 28.
(Referendum e altre forme di consultazione)
1. Un apposito Regolamento quadro, approvato dall’Assemblea nazionale con il voto favorevole
della maggioranza assoluta dei suoi componenti, disciplina lo svolgimento dei referendum
17
interni e le altre forme di consultazione e di partecipazione alla formazione delle decisioni del
Partito, comprese quelle che si svolgono attraverso il Sistema informativo per la partecipazione.
2. È indetto un referendum interno qualora ne facciano richiesta il Segretario nazionale, ovvero
il Coordinamento nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti,
ovvero il trenta per cento dei componenti l’Assemblea nazionale, ovvero il cinque per
cento degli iscritti al Partito Democratico.
3. La proposta di indizione del referendum deve indicare: la specifica formulazione del quesito;
la natura consultiva ovvero deliberativa del referendum stesso; se la partecipazione è aperta
a tutti gli elettori o soltanto agli iscritti.
4. Il referendum è indetto dal Presidente dell’Assemblea nazionale, previo parere favorevole di
legittimità della Commissione nazionale di garanzia, sulla base di uno specifico Regolamento
approvato dal Coordinamento nazionale.
5. La proposta soggetta a referendum risulta approvata se ottiene la maggioranza dei voti validamente
espressi.
6. Il referendum interno può essere indetto su qualsiasi tematica relativa alla politica ed
all’organizzazione del Partito Democratico. Il referendum può avere carattere consultivo o deliberativo.
Qualora il referendum abbia carattere deliberativo, la decisione assunta è irreversibile,
e non è soggetta ad ulteriore referendum interno per almeno due anni.
7. Le norme dello Statuto, fatto salvo quanto previsto all’articolo 43, comma 3, non possono essere
oggetto di referendum.
Articolo 29.
(Formazione politica)
1. Il Partito Democratico promuove attività culturali per la formazione della classe dirigente,
per la promozione e la diffusione di una cultura politica attenta ai valori democratici.
2. A questo scopo, il Partito Democratico stabilisce rapporti di collaborazione con una molteplicità
di Istituti e Centri di ricerca, Università, Fondazioni, Associazioni culturali. Il Partito
Democratico può inoltre avvalersi di Scuole indipendenti di cultura politica precedentemente
riconosciute dal partito stesso che garantiscano la libertà di opinione, l’autonomia scientifica e
didattica dei docenti e dei partecipanti, oltre al conseguimento di elevati standard di qualità
dell’offerta formativa, nel rispetto dei principi di economicità della gestione.
3. Il riconoscimento delle Scuole di ambito nazionale avviene con deliberazione del Coordinamento
nazionale, su proposta motivata del Segretario, corredata di una documentazione analitica
circa le dotazioni e l’offerta formativa delle scuole in questione. Il riconoscimento ha durata
non superiore ai tre anni e può essere rinnovato. Non possono essere in vigore, contemporaneamente,
delibere di riconoscimento per più di tre Scuole di ambito nazionale.
4. Il riconoscimento può comportare oneri finanziari posti a carico del bilancio nazionale del
Partito. Tali oneri non possono tuttavia coprire più del trenta per cento dei costi di gestione di
ciascuna Scuola riconosciuta.
5. La partecipazione alle Scuole di cultura politica riconosciute dal Partito Democratico è aperta
sia agli iscritti che ai non iscritti.
18
Articolo 30.
(Fondazioni, associazioni e altri istituti a carattere politico‐culturale)
1. Il Partito Democratico, ai sensi dell’articolo 18 della Costituzione, favorisce la libertà e il pluralismo
associativo e stabilisce rapporti di collaborazione con fondazioni, associazioni ed altri istituti,
nazionali ed internazionali, a carattere politico‐culturale e senza fini di lucro, garantendone
e rispettandone l’autonomia.
2. Il Partito Democratico riconosce tali fondazioni, associazioni ed istituti quali strumenti per la
divulgazione del sapere, il libero dibattito scientifico, la elaborazione politico‐programmatica.
3. Le iniziative a carattere divulgativo, scientifico ed editoriale di tali Fondazioni, associazioni
ed istituti non sono soggette a pareri degli organi del Partito Democratico.
Articolo 31.
(Organizzazione Giovanile)
1. Il Partito Democratico riconosce l’importanza, la ricchezza e l’originalità del contributo dei
giovani alla vita del partito, promuove attivamente la formazione politica delle nuove generazioni
e favorisce la partecipazione giovanile e una rappresentanza equilibrata di tutte le generazioni
nella vita istituzionale del Paese.
2. Il Partito Democratico riconosce al proprio interno un’organizzazione giovanile, dotata di un
proprio Statuto e di propri organismi dirigenti.
3. I rapporti tra l’organizzazione giovanile ed il Partito Democratico, le forme di partecipazione
dell’organizzazione giovanile all’elaborazione politica, alle attività ed alle scelte del partito
verranno regolate dalla «Carta di Cittadinanza» allegata al presente Statuto.
VII
Principi della gestione finanziaria
Articolo 32.
(Tesoriere)
1. Il Tesoriere viene eletto dalla Assemblea nazionale con il voto favorevole della maggioranza
assoluta dei suoi componenti su proposta del Segretario nazionale che lo sceglie fra persone che
presentino i requisiti di onorabilità previsti per gli esponenti aziendali delle banche, e di professionalità
maturata attraverso esperienze omogenee con le funzioni allo stesso attribuite dal presente
Statuto.
2. Il Tesoriere dura in carica quattro anni e può essere rieletto soltanto per un mandato.
3. Nell’ipotesi in cui, per qualsiasi causa, egli cessi dalla carica prima del termine, il Segretario
nomina un nuovo Tesoriere che rimane in carica fino alla successiva convocazione
dell’Assemblea nazionale.
4. Il Tesoriere cura l’organizzazione amministrativa, patrimoniale e contabile del partito.
5. Il Tesoriere è preposto allo svolgimento di tutte le attività di rilevanza economica, patrimoniale
e finanziaria e svolge tale funzione nel rispetto del principio di economicità della gestione,
assicurandone l’equilibrio finanziario.
6. Il Tesoriere ha la rappresentanza legale del partito per tutti gli atti inerenti alle proprie funzioni.
19
Articolo 33.
(Collegio sindacale)
1. L’Assemblea nazionale nomina un Collegio sindacale composto di 5 membri effettivi indicandone
il Presidente. Nomina anche due sindaci supplenti. I sindaci effettivi, come quelli supplenti,
debbono essere scelti fra soggetti in possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità
richiesti per i sindaci delle società per azioni bancarie.
2. Per quanto concerne i doveri ed i poteri del Collegio sindacale, trovano applicazione in
quanto compatibili le norme dettate dagli artt. 2403 e 2403 bis del Codice civile.
3. I sindaci restano in carica quattro anni e possono essere rinominati solo per un altro mandato.
Articolo 34.
(Finanziamento)
1. Gli iscritti al Partito Democratico hanno l’obbligo di sostenere finanziariamente le attività
politiche del Partito con una «quota di iscrizione».
2. Il finanziamento del partito è costituito dalle risorse previste dalle disposizioni di legge, dalle
«quote di iscrizione», dalle erogazioni liberali degli eletti e dalle erogazioni liberali provenienti
dalle campagne di autofinanziamento.
Articolo 35.
(Autonomia patrimoniale e gestionale)
1. La struttura organizzativa nazionale e tutte le articolazioni territoriali previste dallo Statuto
nazionale e dagli Statuti regionali e delle province autonome hanno una propria autonomia patrimoniale.
Ciascuna struttura organizzativa risponde esclusivamente degli atti e dei rapporti
giuridici da essa posti in essere e non è responsabile per gli atti compiuti dalle altre articolazioni
2. Quando il finanziamento derivi da disposizioni di legge per il finanziamento delle campagne
elettorali, le risorse relative al finanziamento delle elezioni regionali e locali vengono immediatamente
e integralmente trasferite, anche quando la legge non lo preveda, agli organismi
dirigenti del Partito Democratico delle regioni e delle province autonome interessate.
3. In ragione della specificità della Circoscrizione Estero, stante l’inapplicabilità del precedente
comma 2, il Partito Democratico eroga annualmente le risorse necessarie alle attività politiche, in
rapporto al finanziamento percepito in occasione di elezioni politiche nella stessa Circoscrizione
Estero.
Articolo 36.
(Bilancio)
1. Annualmente il Tesoriere provvede alla redazione del bilancio consuntivo del partito, composto
dallo stato patrimoniale e dal conto economico, corredato da una relazione sulla gestione.
Nella redazione di tali documenti si applicano, in quanto compatibili, le norme dettate dal Codice
civile per il bilancio e la relazione sulla gestione della società per azioni. Il bilancio consuntivo
è approvato dal Coordinamento nazionale entro il 31 maggio.
2. Entro il 30 settembre di ogni anno il Tesoriere sottopone al Comitato di Tesoreria il bilancio
preventivo per l’anno successivo. Tale bilancio preventivo è sottoposto all’approvazione del
Coordinamento nazionale entro il successivo 30 novembre.
20
3. I bilanci vengono pubblicati sul sito del Partito Democratico, entro venti giorni dalla loro
approvazione da parte del Coordinamento nazionale, unitamente al giudizio sul bilancio annuale
emesso dalla società di revisione di cui al successivo art. 39.
Articolo 37.
(Regolamento finanziario)
1. Il Regolamento finanziario è approvato dal Coordinamento nazionale con il voto favorevole
della maggioranza assoluta dei suoi componenti.
2. Il Regolamento finanziario disciplina le attività economiche e patrimoniali del partito, definisce
i rapporti con le strutture regionali e delle province autonome, la quota di iscrizione, la ripartizione
dei rimborsi regionali e delle province autonome e il sostegno finanziario degli eletti
alle attività politiche del Partito Democratico.
Articolo 38.
(Comitato di tesoreria)
1. Il Comitato di Tesoreria è formato da 7 componenti. Il Tesoriere ne è membro di diritto e lo
presiede. Gli altri sei componenti sono eletti dal Coordinamento nazionale nella prima seduta
successiva al rinnovo dei suoi componenti elettivi da parte dell’Assemblea nazionale ai sensi
dell’articolo 8, comma 2, nel rispetto della rappresentanza territoriale e di genere, tra persone
che presentino i medesimi requisiti di cui all’articolo 32, comma 1.
2. Il Comitato di Tesoreria coadiuva il tesoriere nello svolgimento delle sue funzioni di indirizzo
e verifica rispetto alla gestione contabile, alle fonti di finanziamento e alla allocazione delle
risorse finanziarie. Il Comitato di tesoreria, segnatamente, approva il bilancio consuntivo e quello
preventivo redatti dal Tesoriere, e autorizza questʹultimo a sottoporli al Coordinamento Nazionale
per lʹapprovazione.
3. I componenti del Comitato di tesoreria durano in carica quattro anni e possono essere rieletti
soltanto per un mandato.
Articolo 39.
(Controllo contabile)
1. Una società di revisione, iscritta nell’albo speciale di cui all’articolo 161 del D. Lgs. 24 febbraio
1998, n. 58 (Testo Unico della Finanza) verifica nel corso dell’esercizio: la regolare tenuta
della contabilità sociale; la corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili; che il
bilancio di esercizio corrisponda alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti eseguiti
e che sia conforme alle norme che li disciplinano. La società di revisione, in particolare, esprime
un giudizio sul bilancio di esercizio secondo quanto previsto dall’art. 156 del Testo Unico
della Finanza. La società di revisione viene nominata dalla Segreteria nazionale.
21
VIII
Procedure e organi di garanzia
Articolo 40.
(Commissioni di garanzia)
1. Le funzioni di garanzia relative alla corretta applicazione dello Statuto e del Codice etico
nonché ai rapporti interni al Partito Democratico e al Sistema informativo per la partecipazione
di cui all’articolo 1, comma 9, sono svolte dalla Commissione nazionale di garanzia, dalle Commissioni
di garanzia delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano.
2. Gli Statuti delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano di cui all’art.
11 del presente Statuto possono prevedere la costituzione di ulteriori Commissioni di garanzia a
livello provinciale o sub‐provinciale, definendone i compiti. Avverso le decisioni di tali Commissioni
è sempre ammesso il ricorso alla Commissione regionale o delle province autonome
ovvero alla Commissione nazionale, sulla base delle rispettive competenze.
3. I componenti delle Commissioni di garanzia ai diversi livelli sono scelti fra gli iscritti e gli
elettori del Partito Democratico di riconosciuta competenza ed indipendenza.
4. L’incarico di componente di una delle Commissioni di garanzia è incompatibile con
l’appartenenza a qualunque altro organo del Partito Democratico. Durante lo svolgimento del
proprio mandato, ai componenti le Commissioni di garanzia è fatto divieto di presentare la propria
candidatura per qualunque carica interna al Partito Democratico nonché di sottoscrivere la
candidatura di terzi per i medesimi incarichi. Nel caso di violazione della disposizione di cui al
presente comma, il componente della Commissione si intende decaduto, la candidatura presentata
non può essere ammessa e la sottoscrizione effettuata non viene computata ai fini del raggiungimento
del numero di firme richiesto.
5. I componenti delle Commissioni di garanzia nazionale, delle Unioni regionali e delle Unioni
provinciali di Trento e Bolzano sono eletti dall’Assemblea del rispettivo livello territoriale con il
metodo del voto limitato. Durano in carica quattro anni ed i loro componenti non possono essere
confermati. La Commissione nazionale è composta da nove membri.
6. Ciascuna Commissione di garanzia elegge al suo interno un Presidente, che dura in carica
due anni e può essere riconfermato una sola volta, ferma restando la scadenza del proprio mandato
come componente della Commissione medesima.
7. Con apposito Regolamento proposto dalla Commissione nazionale di garanzia e approvato
dall’Assemblea Nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti
sono stabilite le sanzioni che derivano dalla violazione delle norme del presente Statuto e
del Codice etico e le modalità per la loro deliberazione. Detto Regolamento disciplina altresì le
modalità di convocazione e svolgimento delle sedute delle Commissioni ai diversi livelli, di assunzione
delle decisioni nonché di pubblicità delle stesse.
Articolo 41.
(Ricorsi)
1. Le Commissioni di garanzia vigilano sulla corretta applicazione del presente Statuto e delle
disposizioni emanate sulla base dello stesso, nonché sul loro rispetto da parte degli elettori, degli
iscritti e degli organi del Partito Democratico.
2. Ciascun elettore o iscritto può presentare ricorso alla Commissione di garanzia competente,
in ordine al mancato rispetto del presente Statuto e delle altre disposizioni di cui al comma 1.
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Con il Regolamento di cui al comma 7 dell’art. 40 del presente Statuto sono disciplinate le modalità
di presentazione dei ricorsi nonché i casi di inammissibilità degli stessi.
3. Le Commissioni di garanzia delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e
Bolzano hanno competenza per quanto attiene a tutte le questioni inerenti l’elezione ed il corretto
funzionamento degli organi dei rispettivi livelli territoriali nonché di quelli locali, fatto salvo,
per questi ultimi, quanto eventualmente previsto dagli Statuti delle Unioni regionali o delle Unioni
provinciali di Trento e Bolzano a norma dell’art. 40, comma 2 del presente Statuto. Esse
sono altresì competenti, in prima istanza, per quanto attiene all’elezione, nel rispettivo territorio,
dei componenti l’Assemblea nazionale, ferma restando la possibilità di ricorrere alla Commissione
nazionale di garanzia.
4. Fatto salvo quanto previsto dal precedente comma 3, la Commissione nazionale di garanzia
è competente in unica istanza per tutte le questioni attinenti l’elezione ed il corretto funzionamento
degli organi nazionali.
5. Nel caso in cui una questione sottoposta all’esame di una Commissione di Unione regionale
o delle Unioni provinciale di Trento e Bolzano attenga a questioni aventi rilievo nazionale ovvero
all’interpretazione di disposizioni per le quali è necessario garantire un’applicazione uniforme
a livello nazionale, i medesimi organismi di garanzia o le parti interessate possono decidere
di sottoporre la questione alla Commissione nazionale, che si pronuncia in forma vincolante per
tutte le Commissioni di garanzia ai diversi livelli.
Articolo 42.
(Tenuta degli albi e loro pubblicità)
1. Un apposito Regolamento approvato dall’Assemblea nazionale con il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei suoi componenti, nel rispetto delle normative vigenti a tutela della riservatezza
dei dati personali, disciplina:
a) la composizione, la tenuta e le forme della pubblicità dell’Albo degli elettori così come
dell’Anagrafe degli iscritti;
b) le modalità di accesso ai dati contenuti nell’Albo degli elettori o nell’Anagrafe degli iscritti
da parte dei dirigenti di ciascun livello territoriale, dei candidati ad elezioni interne
e dei candidati del Partito Democratico a cariche istituzionali elettive;
c) le funzioni dalla Commissione di garanzia di ciascun livello territoriale inerenti la vigilanza
sull’uso dei dati contenuti nell’Anagrafe degli iscritti e nell’Albo degli elettori,
nonché quelle inerenti il controllo sulla loro composizione finalizzate a prevenire e contrastare
ingerenze nell’attività associativa del partito, a garantirne l’autonomia politica e
assicurare la trasparenza delle sue attività.
Articolo 43.
(Comitato per l’attuazione del Codice etico)
2. Il Comitato per l’attuazione del Codice etico ha il compito di:
a) favorire la conoscenza e il rispetto del Codice etico, anche fornendo pareri o chiarimenti
sulle sue disposizioni ovvero intervenendo su tutte le questioni interpretative che possano
sorgere;
b) esprimere pareri, dal contenuto vincolante, su segnalazioni di inosservanza del Codice
etico indirizzate alle Commissioni di garanzia;
c) redigere una relazione annuale sullo stato di attuazione del Codice etico, offrendo, ove
necessario, proposte di modifica o di integrazione.
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3. Il Comitato per l’attuazione del Codice etico è costituito da cinque componenti, scelti
all’interno del Partito democratico per la loro autorevolezza ed indipendenza, ed eletti
dall’Assemblea Nazionale del PD con il voto favorevole dei tre quinti (3/5) dei componenti.
4. L’incarico di componente del Comitato per l’attuazione del Codice etico è incompatibile con
l’appartenenza a qualunque altro organo del Partito Democratico. Durante lo svolgimento del
proprio mandato, ai componenti del Comitato per l’attuazione del Codice etico è fatto divieto di
presentare la propria candidatura per qualunque carica interna al Partito Democratico nonché
di sottoscrivere la candidatura di terzi per i medesimi incarichi. Nel caso di violazione della disposizione
di cui al presente comma, il componente del Comitato si intende decaduto, la candidatura
presentata non può essere ammessa e la sottoscrizione effettuata non viene computata ai
fini del raggiungimento del numero di firme richiesto.
5. I componente del Comitato per l’attuazione del Codice etico durano in carica quattro anni e
non possono essere confermati.
Articolo 44.
(Revisioni dello Statuto e dei Regolamenti)
1. Le modifiche del presente Statuto sono approvate dall’Assemblea nazionale con il voto favorevole
della maggioranza assoluta dei componenti.
2. Sono sottoposte all’esame ed al voto le proposte che siano state sottoscritte da almeno cinquanta
componenti l’Assemblea nazionale.
3. Le modifiche allo Statuto e ai Regolamenti di competenza dell’Assemblea nazionale possono
essere sottoposte a referendum interno ai sensi dell’articolo 28 qualora non siano state approvate
a maggioranza di due terzi dei componenti dell’Assemblea.
CAPO IX
Norme transitorie e finali
Articolo 45.
(Organismi dirigenti)
1. L’Assemblea costituente nazionale eletta il 14 ottobre 2007 assume le funzioni attribuite dal
presente Statuto all’Assemblea nazionale. Il Presidente dell’Assemblea costituente nazionale assume
il ruolo di Presidente dell’Assemblea nazionale.
2. Vengono riconosciute come validamente svolte, anche ai sensi dello Statuto, la nomina del
Vicesegretario nazionale, del Tesoriere nazionale, dei componenti dell’esecutivo nazionale che
diventano componenti della Segreteria nazionale, nonché del Collegio nazionale dei Garanti che
assume la denominazione di Commissione di Garanzia ai sensi dell’art. 40.
3. A seguito dell’approvazione dello Statuto, l’Assemblea nazionale procede alla elezione dei
componenti del Coordinamento nazionale, ai sensi dell’articolo 7 del presente Statuto. Rimangono
in carica gli organi insediati nella fase costituente, ed esercitano le funzioni attribuite dallo
Statuto sino alle elezioni con le modalità ivi previste.
4. Nella prima seduta delle Assemblee regionali successiva all’approvazione dello Statuto si
procede alla elezione dei componenti del Coordinamento regionale.
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5. Le Assemblee Costituenti Regionali e quella di cui all’articolo 16 del Regolamento del Partito
Democratico per il voto all’estero elette il 14 ottobre 2007 assumono le funzioni attribuite dallo
Statuto alle Assemblee regionali, delle Province autonome e della Circoscrizione estero.
6. Entro un anno dalla approvazione dello Statuto nazionale e dei rispettivi Statuti delle Unioni
regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano, si tengono le elezioni per gli organismi
dirigenti di livello infra‐regionale, ai sensi dell’articolo 17 del presente Statuto.
7. La prima elezione dell’Assemblea e del Segretario nazionale ai sensi dell’articolo 9 del presente
Statuto si svolge entro e non oltre la domenica successiva al secondo lunedì di ottobre del
2009. La data verrà stabilita dal Coordinamento nazionale.
8. La prima elezione delle Assemblee e dei Segretari regionali e dei Segretari provinciali di
Trento e Bolzano ai sensi dell’art. 16 del presente Statuto e degli Statuti dei rispettivi livelli territoriali,
così come la prima elezione dei componenti dell’Assemblea nazionale di cui all’articolo 4
comma 1, lettera b, si svolgeranno entro e non oltre la domenica successiva al secondo lunedì di
ottobre del 2009. La data verrà stabilita dal Coordinamento nazionale d’intesa con la Conferenza
dei Segretari regionali e dei Segretari provinciali di Trento e Bolzano.
Articolo 46.
(Regolamenti)
1. Entro sei mesi dall’approvazione del presente Statuto, l’Assemblea nazionale adotta i Regolamenti
ad essa demandati dallo Statuto. Nella prima seduta successiva all’approvazione dello
Statuto l’Assemblea nazionale approva il Regolamento finanziario di cui all’articolo 37.
2. La Commissione statuto eletta dall’Assemblea Nazionale il 27 ottobre 2007 e il Comitato di
redazione costituito al suo interno sono incaricati di elaborare proposte di regolamento da sottoporre
all’Assemblea nazionale ai sensi del precedente comma 1.
3. In caso di interruzione anticipata della XV legislatura che impedisca l’adozione del Regolamento
di cui all’articolo 18, comma 3, la selezione delle candidature è interamente disciplinata
dal Regolamento approvato dal Coordinamento nazionale ai sensi dell’articolo 18, comma 9.
Articolo 47.
(Costituzione dell’organizzazione giovanile)
1. L’organizzazione giovanile si costituisce attraverso il coinvolgimento diretto dei giovani e
delle giovani. Gli organismi del Partito Democratico collaborano con i promotori dell’organizzazione
giovanile per l’organizzazione del momento costituente attraverso la realizzazione di
un Regolamento che determina le modalità di partecipazione e le condizioni di elettorato attivo
e passivo.
2. L’Assemblea costituente nazionale della organizzazione giovanile redige ed approva lo Statuto
dell’organizzazione stessa.
3. L’Assemblea costituente nazionale della organizzazione giovanile elabora la “Carta di Cittadinanza”
e la sottopone agli organismi dirigenti del partito. A seguito dell’approvazione da parte
del partito e della stessa organizzazione giovanile, la “Carta di Cittadinanza” diventa parte
integrante degli Statuti di entrambi i soggetti sottoscrittori.
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Articolo 48.
(Votanti del 14 ottobre 2007)
1. L’uso dei dati personali acquisiti in occasione delle elezioni del 14 ottobre 2007 è disciplinato
dal Regolamento approvato in vista di tali elezioni dall’Ufficio di Presidenza.
Articolo 49.
(Segretario nazionale)
1. La previsione secondo cui il Segretario nazionale viene indicato quale candidato del Partito
Democratico alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all’articolo 3, comma 1,
diviene efficace a partire dalla XVI legislatura.
Articolo 50.
(Accordi confederativi speciali)
1. Le disposizioni previste dall’articolo 13 del presente Statuto dovranno trovare applicazione
entro e non oltre il termine del mandato dell’Assemblea Costituente nazionale.
Articolo 51.
(Regolamento quadro per l’elezione dell’Assemblea e del Segretario nazionali)
1. In assenza del Regolamento di cui all’articolo 9, comma 1, il Regolamento per l’elezione
dell’Assemblea e del Segretario nazionali si adegua ai principi desumibili dal Regolamento
quadro per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea costituente nazionale del 14 ottobre 2007.
Articolo 52.
(Organi regionali e locali)
1. Fino all’approvazione degli Statuti regionali, al funzionamento degli organi regionali e locali
si applicano, ove compatibili, le norme previste dal presente Statuto con riferimento agli organi
di livello nazionale.

domenica 14 settembre 2008

Filnalmente , il PD riparte a Saviano !

Saviano 14-09-08
il giorno 3,4,5 ottobre saranno raccolte a Saviano le adesioni per la costituzione del circolo territoriale del PD. Da parte coordinamento provinciale del partito , non e' stata ancora decisa decisa la sede dove verranno raccolte le adesioni. Possono aderire al Circolo del Partito i cittadini residenti , immigrati con permesso di soggiorno , che hanno almeno 16 anni di eta'. Il circolo dovra' avere almeno 106 iscritti ( il 5% dei votanti alle primarie dell'anno scorso ). il 18 e 19 ottobre saranno eletti il coordinamento cittadino ( n° 30 membri ) , il Coordinatore cittadino , il Presidente del Circolo.L'Assemblea congressuale si terra' il 18 e 19 ott. c.a.

Saviano : 14.755 abitanti
membri da eleggere nel direttivo : 30
Votanti primarie : 2.120
Minimo dei tesserati da ( 5%) : 106

giovedì 14 agosto 2008

Il programma di governo del Pd

L'ITALIA NEL MONDO CHE CAMBIA

I grandi cambiamenti demografici, migratori, tecnologici, economici, energetici, climatici e strategici, che hanno segnato il passaggio di secolo, hanno mutato in pochi anni il volto del pianeta.La globalizzazione mostra tutta la sua ambivalenza: migliorano le condizioni di vita e di reddito di milioni di uomini, che per la prima volta hanno accesso allo sviluppo, ma le disuguaglianze tendono ad accentuarsi, mentre le turbolenze dei mercati finanziari ripropongono rischi di recessione e sollecitano una nuova regolazione. Il recente protagonismo della Russia, il riemergere della Cina, l’affacciarsi dell’India e di nuovi Paesi leader continentali stanno disegnando un mondo inevitabilmente multipolare e assai meno eurocentrico. Le minacce alla sicurezza internazionale sono cresciute, assumendo le forme nuove e più insidiose del conflitto etnico e religioso.
In un contesto in rapida evoluzione e contraddistinto da elevata instabilità, l'Italia deve ribadire la scelta di un metodo multilaterale e di una presenza attiva negli organismi internazionali. In questo quadro, l'Italia deve poter disporre di uno strumento militare che le consenta, in coerenza con il mandato fissato nell'articolo 11 della Costituzione, di assicurare un'adeguata difesa del territorio nazionale; di svolgere da protagonista il ruolo che le compete nelle alleanze internazionali; di condividere le responsabilità nel governo delle crisi e per la difesa della pace e della stabilità internazionale. La lotta al terrorismo resta un'esigenza essenziale, da affrontare tramite le missioni internazionali di cui siamo parte e attraverso i nuovi strumenti europei di cooperazione fra polizie e servizi di intelligence. L’Italia deve confermare il suo impegno nella missione in Afghanistan, decisiva per vincere la guerra al terrorismo jihadista e nella riflessione strategica sul Medio Oriente e sulle crisi dell’area, tragicamente aggravate dall'errore compiuto dall'Amministrazione Bush con la guerra in Irak. Contemporaneamente, deve affermare la necessità di un'iniziativa che fermi la corsa al riarmo convenzionale e nucleare che segna questo tempo. Lavoreremo perciò ad un Mediterraneo e ad un Medio Oriente de-nuclearizzato e parteciperemo agli sforzi internazionali per fermare il rischio nucleare iraniano e per assicurare la sicurezza ai Paesi dell’area. Il PD lavora per rilanciare il processo di integrazione politica dell’Europa e crede nell’Europa massima possibile, non in quella minima indispensabile, nell’Europa come risposta a chi crede che la globalizzazione sia ingovernabile. Dopo una sollecita ratifica del trattato di Lisbona, le nostre priorità saranno una solida politica di sicurezza comune, una politica dell’energia coerente con la strategia del 20/20/20 e con una rappresentanza unitaria sui mercati esterni, una politica della ricerca e delle reti europee da finanziarsi anche mediante l’emissione di euro-bond. Ci adopereremo per una cooperazione rafforzata in materia di immigrazione e per un potenziamento delle politiche economiche comuni promosse dall’Eurogruppo.
Per il PD, il Mediterraneo deve essere la porta sud dell’intera Unione Europea e non di una sua parte. Il Mediterraneo ha oggi le caratteristiche per diventare l’hub politico ed economico mondiale di questo secolo che collega Europa e Nord Africa, Caspio e area del Golfo, a sua volta porta per l’Asia, un hub per le merci e per l’energia ma anche per le migrazioni e il dialogo religioso. E’ il bacino in cui il nostro Paese ha un naturale interesse strategico e la sua stabilizzazione e valorizzazione deve essere la dote peculiare che porteremo all’intero continente e al mondo. L’Italia è forte e sicura quando esiste un circuito “euro-mediterraneo” di cui siamo parte e perno.
Il PD è per il rafforzamento dell’amicizia e della collaborazione nazionale e europea con gli Stati Uniti. Siamo favorevoli alla proposta di costruire uno spazio comune transatlantico in campo economico oltre che politico, che rafforzi il nucleo di base per il governo della globalizzazione e della liberalizzazione e diminuisca il rischio di crescenti protezionismi. Europa e USA assieme rendono tutto più facile e possibile. La partnership atlantica è la base migliore per un nuovo dialogo con il mondo arabo e islamico, per il governo delle crisi, per la piena integrazione dei Balcani occidentali nel sistema europeo e per un approccio positivo nei confronti delle nuove potenze emergenti e dei rischi della proliferazione nucleare e del riarmo.
Il PD opera per il multilateralismo efficace, per il rafforzamento delle istituzioni internazionali e per la loro riforma. Dopo il successo all’Onu sulla moratoria delle esecuzioni capitali, l’Italia continua a promuovere l’affermazione e il rispetto della legalità internazionale tramite la Corte di Giustizia e il Tribunale Penale Internazionale e si batte contro ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti delle donne e per la tutela dei diritti umani, anche mediante gli accordi condizionati di cooperazione allo sviluppo. Il PD fa propri gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell'ONU come chiave ineludibile per promuovere pace, democrazia e sviluppo nel continente africano e si impegna per una sollecita approvazione della legge di riforma della cooperazione.
Il PD ritiene che sia prioritario fermare la corsa al riarmo e alla proliferazione nucleare, anche seguendo la strada maestra di un rafforzamento del regime internazionale di controllo degli armamenti e elaborando nuove misure di fiducia e di disarmo su base regionale.
L’Italia intende far proprio, nel quadro di una governance europea e mondiale, il tema centrale del “riscaldamento globale”, problema inedito e motore nuovo di un cambiamento tecnologico, economico e sociale, che inciderà sulla definizione dei futuri assetti del pianeta.
Il PD si prefigge l’obiettivo di far convergere su queste scelte le principali forze politiche del Paese, per approdare finalmente ad una idea condivisa di interesse nazionale italiano nelle scelte internazionali.1 - PER LO SVILUPPO DI QUALITA'
L'Italia punta alla riconquista di una posizione di primato nello sviluppo di qualità: più mobilità sociale, più spazio al merito e ai talenti, e meno chiusure corporative; più legalità e meno furbizia; più ricerca, scienza, innovazione tecnologica e meno divisioni e steccati ideologici; più fiducia nel futuro e in se stessi, meno paura del nuovo; più potere di decisione alla democrazia e meno poteri di veto.Esistono le risorse su cui far leva.
In Italia, due-tremila imprese di media dimensione (ciascuna delle quali è al centro di una costellazione di decine, talvolta centinaia di imprese più piccole) si sono ristrutturate, hanno tirato la cinghia, hanno sofferto, hanno innovato prodotti e processi, si sono internazionalizzate; e ora si sono riproposte da leader nell'economia globale. E’ merito loro se nel 2007 le nostre esportazioni, in valore, sono tornate finalmente a crescere. Quando si dice "imprese", si dice lavoratori e imprenditori, insieme.In Italia ci sono centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che fanno volontariato, per aiutare chi soffre. In Italia, migliaia di giovani calabresi hanno sfidato la mafia: "ora uccideteci tutti". E sono italiani quegli imprenditori - industriali, commercianti, artigiani - che in Sicilia rifiutano di pagare il pizzo ed espellono dalle loro associazioni chi continua a pagarlo.
In Italia ci sono stati recentemente tre milioni e mezzo di cittadini che si sono messi in fila per far nascere il PD.
Le potenzialità dunque ci sono, e sono grandi, dal Nord dell'eccellenza produttiva al Sud "naturale" piattaforma logistica nel Mediterraneo. Ma, senza un progetto, sono destinate a rimanere tali.
2 - I QUATTRO PROBLEMI DEL PAESE
Lo sviluppo di qualità - l'Italia è la qualità, ciò che non potrà mai essere delocalizzato o clonato - si può conseguire solo se la politica si mostra consapevole e si fa compiutamente carico della gravità dei problemi del Paese.
Un problema di efficienza economica, innanzitutto: le migliori analisi comparative mostrano che è in primo luogo il deficit di legalità, di innovazione e di ricerca a tenere basso il ritmo della crescita. Un problema di disuguaglianza, pari opportunità e immobilità sociale: si è bloccato l'ascensore sociale che consente ai giovani e alle giovani donne più impegnate, intelligenti e preparate di salire quanto vorrebbero e meriterebbero.
Un problema di libertà, intesa come la possibilità per ciascuno di perseguire il proprio disegno di vita, compatibilmente con l'eguale diritto altrui.
Infine, un problema di efficienza, credibilità - in una parola di qualità - della democrazia e del sistema politico-istituzionale.I Governi di centro-sinistra che hanno guidato l'Italia tra il '96 e il 2001 e tra il 2006 e il 2008, hanno creato - prima con la stabilizzazione economico-finanziaria (Euro) e poi con il successo nella lotta all'evasione fiscale e l'avvio di un migliore controllo della spesa pubblica - le condizioni per il pieno dispiegarsi di una strategia riformatrice che affronti questi quattro problemi strutturali. 2a - L'Efficienza economica e la qualità dello sviluppo
Il progetto del PD deve assumere l'aumento della ricchezza nazionale come obiettivo principale. Non è un obiettivo confinato nella sfera economica: l'aumento della produttività (del lavoro e dei fattori) è frutto di una strategia a 360 gradi, abbraccia la cultura, la qualità dell'ambiente e l'educazione tanto quanto la riforma della Pubblica Amministrazione. E, senza crescita, non c'è politica redistributiva che tenga.2b - La disuguaglianza
Il progetto del PD deve cambiare profondamente qualità e quantità dell'intervento pubblico, per renderlo capace di aiutare davvero i più poveri ad uscire con le loro gambe dalla situazione di disagio in cui si trovano; deve favorire il rapido innalzamento della partecipazione dei giovani e delle donne - specie nel Sud - alle forze di lavoro e deve chiamare di più il mercato a risolvere problemi sociali e ambientali.2c - Le libertà
La regolamentazione pubblica definisce lo spazio in cui tutte le libertà, anche quelle private, sono rese possibili ed effettive. Anche per questo, però, essa è chiamata a giustificare il perché di divieti, ostacoli, strettoie che si frappongono fra la libertà individuale e l'effettivo perseguimento del progetto di vita di ciascuno. Quali di queste giustificazioni siano accettabili è questione che investe la politica, le scelte collettive. Ma è giusto rimuovere quei vincoli - e sono tanti - la cui giustificazione ormai non è più sostenibile.2d - La qualità della democrazia
Il progetto del PD deve assumere la buona politica come architrave, sia per il suo costante riferimento all'interesse generale, sia nel senso di capacità di decidere e rappresentare (sistema elettorale, sistema istituzionale, ecc), sia nel senso di capacità di auto riformarsi eticamente e di assumere, fino in fondo, le sue responsabilità.
3 - IL PROGETTO: DIECI PILASTRI E UN METODO
Il progetto del PD deve aggredire contemporaneamente i quattro problemi - inefficienza, disuguaglianza, libertà e qualità della democrazia - se vuole risultare credibile ed efficace.
Deve poggiare su questi dieci pilastri:
1. La sicurezza, prima di tutto. Severi contro il crimine e i criminali. Più severi contro chi fa violenza ai bambini.
2. Lo sviluppo è intenso e duraturo solo se è "inclusivo". Nuove sicurezze a fronte di nuove instabilità.
3. Una forte iniezione di concorrenza, innovazione e merito in tutti i settori della nostra società. Premiare i migliori è il primo principio di equità.
4. Uno Stato Sociale universalistico, fatto di nuovi ammortizzatori sociali e servizi pubblici efficienti, che aiuti tutti a camminare con le loro gambe. Educazione alla cittadinanza e sostegno al servizio volontario civile e militare.
5. Un nuovo patto tra generazioni, imperniato sull'investimento in conoscenza, ricerca, innovazione tecnologica. L'educazione è il principale ascensore sociale.
6. Una spesa pubblica più efficiente, che sposti l'accento dalla protezione di posizioni di rendita alla valorizzazione delle energie e alla fornitura di servizi di qualità. Finanza pubblica stabile, grazie a costante disciplina fiscale e a misure, anche straordinarie, di abbattimento del debito.
7. Premere meno sui contribuenti leali - tutti, famiglie e imprese, dipendenti ed autonomi - grazie al maggiore gettito assicurato dalla lotta all'evasione fiscale. Dopo il successo ottenuto dal Governo Prodi, si può: pagare meno, pagare tutti.
8. Diritto dell'economia che "liberi" le energie vitali del Paese. Più legalità per produrre buona e forte crescita. 9. La piena integrazione del criterio della sostenibilità e della qualità ambientale in tutte le politiche pubbliche. L'intervento diretto dello Stato, attraverso meccanismi di premio, e non con nuovi enti/società, nel settore dell'ambiente, sul quale costruire una nuova frontiera di leadership tecnologico-industriale.
10. Una politica che decida e Pubbliche Amministrazioni che funzionino. Nel rispetto del principio di sussidiarietà: Stato forte, nel suo core business.
Per le relazioni con le forze economiche e sociali, si deve puntare ad una radicale riforma del Patto del Luglio del '93. Quel modello aveva un obiettivo unificante: la stabilizzazione economico-finanziaria. Risultò decisivo per conseguirla, con l'Euro. Ora, serve un nuovo modello, con un nuovo obiettivo: l'incremento della produttività totale dei fattori, introducendo fortissime dosi di innovazione nel nostro sistema economico ed aprendolo agli investimenti stranieri. Protagonisti della nuova fase di concertazione - al pari dei sindacati dei lavoratori e di Confindustria - devono essere le Associazioni rappresentative della piccola e piccolissima impresa artigianale e commerciale, unitamente alle organizzazioni della cooperazione e del no profit. In questo contesto, tutti devono "cambiare" comportamenti e capacità di rappresentanza: la politica, certo. Ma anche le forze sociali, per le quali diventa urgente (per renderle protagoniste della contrattazione di secondo livello, dove si può agire sulla produttività), una (auto)riforma delle regole della rappresentanza.

4 - DODICI AZIONI DI GOVERNO

1. FINANZA PUBBLICA: RIPRENDERE IL CONTROLLO

a) Spendere meglio e meno

Nella prossima Legislatura, il banco di prova decisivo per il Governo del PD è ben definito: riqualificare e ridurre la spesa pubblica, senza ridurre - anzi, facendo gradualmente crescere, in rapporto al PIL - la spesa sociale.
Il conseguimento di questo obiettivo - mezzo punto di PIL di spesa corrente primaria in meno nel primo anno, un punto nel secondo e un punto nel terzo - è condizione irrinunciabile per onorare l'impegno che assumiamo con i contribuenti italiani, famiglie e imprese: restituire loro, con riduzioni di aliquota e detrazioni, ogni euro di gettito aggiuntivo, derivante da lotta all'evasione fiscale.Procederemo con innovazioni legislative certo. Ma, soprattutto, con attività di alta amministrazione.
1. Sistematica comparazione - anche a livello micro - delle performances dei singoli uffici delle Pubbliche Amministrazioni, per assegnare a tutti credibili obiettivi di convergenza verso quelle ottenute dai migliori. Attività di sistematica Revisione della spesa (anche utilizzando comparazioni internazionali) e completamento della riforma del Bilancio per migliorare la responsabilizzazione dei politici e dei dirigenti.2. Attivazione di efficaci meccanismi di valutazione per tutta la Pubblica Amministrazione (alla quale si deve accedere solo per concorso), a cominciare dai dirigenti. Deve presiedervi un'apposita Agenzia Nazionale, anche al fine di aggiornare costantemente le metodologie. I cittadini devono inoltre essere chiamati a valutare i servizi ricevuti, a fornire indicazioni per il loro miglioramento e a poter operare per realizzarlo.3. Rigoroso rispetto delle scadenze per il rinnovo dei contratti di lavoro e riforma del modello di politica retributiva nelle Pubbliche Amministrazioni, riconducendo lo spazio della contrattazione integrativa alla corresponsione di premi di produttività vincolati al raggiungimento di obiettivi trasparenti e monitorabili dall'esterno, riferiti agli uffici e non ai singoli dipendenti. Remunerazione dei dirigenti robustamente condizionata al conseguimento di risultati predeterminati.
4. Rimpiazzo parziale e selettivo (50%) del turnover, ricorrendo alla mobilità.

5. Abolizione dello spoils system e graduale superamento degli automatismi retributivi e di carriera.

6. Estensione a tutto il settore pubblico delle migliori esperienze di centralizzazione nell'acquisto di beni e servizi.
7. Compiuta informatizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e unificazione degli uffici periferici dello Stato centrale in ognuno dei capoluoghi di Provincia.
8. Riduzione al 50% delle società e degli Enti partecipati dallo Stato centrale e dal sistema delle Autonomie.
9. Eliminazione, entro un anno, di tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali, settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle Province. Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane.
10. Incentivazione dei processi di Unione (fino alla fusione) dei comuni piccolissimi, salvaguardando le specifiche identità politico-culturali.
b) Valorizzare l'attivo patrimoniale
Il patrimonio pubblico non è quello che si definisce tale. I beni demaniali sono oggi, in Italia, multipli di quelli che troviamo altrove. Ridefiniamo le norme civilistiche per restringere in maniera europea la nozione di demanio pubblico e offriamo una tutela puntuale, ma flessibile, alla componente di patrimonio pubblico che smetterebbe di essere demaniale. Ne seguirebbe una diversa fruizione di quel patrimonio. Questa azione è indispensabile premessa di un’iniziativa volta alla valorizzazione della quota “non demaniale” del patrimonio pubblico, sia per ridurre il deficit annuale (la gestione dei beni immobili è oggi una voce di costo per il bilancio pubblico), sia per ridurre più rapidamente e più massicciamente il volume globale del debito pubblico. In un contesto di assoluto rigore nella gestione della finanza pubblica e di sostanziale pareggio di bilancio, l’ingente attivo patrimoniale della Pubblica Amministrazione può contribuire a ridurre più rapidamente il debito sotto il 90% del PIL, così da liberare risorse per almeno mezzo punto di PIL all’anno per politiche di sostegno alla crescita e di lotta alla povertà. Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che la spesa per interessi ammonta oggi a quasi il 50% dell'intero gettito IRPEF.




2. PER UN FISCO AMICO DELLO SVILUPPO

a) Detrazione IRPEF più alta

Subito, un aumento della detrazione IRPEF a favore dei lavoratori dipendenti. L'aumento è attuabile in più tranche, in progressiva crescita nel tempo, partendo dai redditi medio-bassi. E può essere usato per portare a regime l'intervento per la restituzione del fiscal-drag: ogni anno, la detrazione aumenta per neutralizzare l'effetto del drenaggio fiscale.La detrazione può essere utilizzata anche per sperimentare forme di "imposta negativa": si tratta di sostenere i redditi più bassi, erogando la detrazione come trasferimento a favore dei lavoratori incapienti.b) Riduzione delle aliquote IRPEF
Dal 2009, riduzione graduale delle aliquote IRPEF (un punto in meno all'anno, per tre anni) finanziata con le risorse rivenienti dalla lotta all'evasione fiscale. Grazie all'azione del Governo Prodi, il rapporto tra crescita della ricchezza nazionale e aumento delle entrate è decisamente aumentato (nel 2006, è stato pari a 2,6; nel 2007, tra 1,5 e 1,6). Scontando un suo riprofilarsi verso il basso, e ipotizzando che esso possa mantenersi attorno all'1,3 (migliore di quello - 0,75 - della serie 2000-2005), è perfettamente fondato prevedere un andamento delle entrate capace di "coprire" finanziariamente questa riduzione.Condizione indispensabile per il successo: mai e poi mai condoni fiscali; mai e poi mai norme fiscali retroattive.c) Credito d'imposta per le lavoratrici
Credito d'imposta rimborsabile per le donne che lavorano, adeguato a sostenere le spese di cura, così da essere incentivante e graduato in rapporto al numero dei figli e al livello di reddito. Tutte le donne lavoratrici - dipendenti, autonome, atipiche - con figli e reddito familiare al di sotto di una certa soglia (che potrà crescere nel tempo) dovranno poterne beneficiare. Nei primi due anni della Legislatura, il credito d'imposta potrà essere applicato alle donne lavoratrici del Sud, per poi essere esteso a tutto il territorio nazionale.d) Meno tasse sul salario di produttività
Sviluppando ciò che è già previsto nel recente accordo con le parti sociali (Protocollo welfare), proponiamo di operare una significativa riduzione della pressione fiscale (agendo sull'IRPEF, oppure con la contribuzione figurativa) sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello (azienda, gruppo, distretto, territorio), ridistribuendo finalmente un po’ dei vantaggi da aumento della produttività anche a favore dei lavoratori. Ciò che il contratto nazionale, per ragioni ovvie, non può fare.e) Semplificazione fiscale per 2 milioni di imprenditori
Per pagare le tasse, le piccolissime imprese commerciali ed artigiane sopportano esorbitanti costi di regolare tenuta della contabilità. Va dunque elevato il tetto di 30.000 euro di fatturato per il pagamento a forfait delle diverse imposte e tributi, anche attraverso una differenziazione del tetto stesso per settori e comparti, da concordare con tutte le categorie interessate (ad esempio: più alto - fino a 50.000 euro - per chi produce beni; un po’ più basso per chi produce servizi). Prevediamo di innalzare il limite per le spese per l'acquisto di beni strumentali, in particolare per quanto riguarda l'affitto dell'immobile strumentale all'attività e di ridurre al 10% la ritenuta d'acconto per i professionisti che aderiscono al forfettone. L’applicazione degli studi di settore va drasticamente semplificata per imprese in monocommittenza e contoterzisti, fino a consentire loro la totale fuoriuscita dall'uso di questo strumento.
In sede di gestione degli Studi di settore, prevedere:
1. entrata in vigore degli Studi non retroattiva (gli studi revisionati si applicano all’anno d’imposta nel quale vengono revisionati);
2. abrogazione della norma che prevede la possibilità di reiterare gli accertamenti (art. 70, L. 342/2000);
3. maggiore rilevanza della dimensione territoriale nella definizione degli indicatori utilizzati negli Studi;
4. potenziamento della formazione congiunta tra Agenzia delle Entrate e Associazioni di categoria.f) Dote fiscale dei figli
La Dote sostituisce gli attuali Assegni per il nucleo familiare e le detrazioni Irpef per figli a carico, assicura trattamenti significativamente superiori a quelli attuali, si rivolge anche ai lavoratori autonomi. La Dote parte da un valore pieno di 2.500 euro annui sul primo figlio, aumentando col numero dei figli secondo parametri di equivalenza e riducendosi regolarmente in funzione del reddito familiare, ma in modo da migliorare i trattamenti anche per i redditi medi e medio-alti. Sostenere i redditi più bassi con un trasferimento monetario a loro favore: per le famiglie con figli, la Dote stessa fa da imposta negativa in quanto viene erogata come trasferimento a favore delle famiglie incapienti.g) Detraibilità di una quota fissa dell'affitto
Tassare il reddito da affitto non ad aliquota marginale, ma ad aliquota fissa; consentire la detraibilità di una quota fissa dell'affitto pagato; aumento della quota fiscalmente detraibile della rata sui mutui relativi all'acquisto della casa di abitazione.
h) Per imprese più forti e capitalizzate
Per sostenere la crescita dimensionale delle imprese, si devono introdurre forti sconti di imposta (fino all’azzeramento di Ires ed Irap per un certo numero di anni) per la quota di profitti corrispondente alla quota di capitale dell’impresa detenuto da fondi private equity. Allo stesso fine si deve abbattere l’imposta sostitutiva per i disavanzi da fusione. Deve, inoltre, essere equiparata la normativa fiscale relativa ai fondi d'investimento a quella degli altri Paesi europei (tassazione sul realizzato e non sul maturato).i) Federalismo fiscale e infrastrutturale
E’ necessario che i due terzi del paese siano liberati dal coinvolgimento del governo centrale nel finanziamento delle loro competenze e che l’intervento dello stato sia limitato alla perequazione dei territori con più basso reddito pro-capite e di quelli storicamente svantaggiati nella distribuzione delle risorse pubbliche. Un assetto efficiente della finanza decentrata richiede che si ricorra a vere compartecipazioni dinamiche al gettito dei grandi tributi erariali e ad un vero coordinamento della finanza pubblica multilivello, a garanzia che il decentramento non modifichi le decisioni generali assunte in merito al livello di pressione fiscale. La sede di questo coordinamento deve essere il nuovo Senato delle autonomie.Attraverso i tributi propri, poi, ciascun territorio potrà completare il finanziamento dei servizi pubblici di prossimità. Una volta garantiti gli standard di base espressamente individuati dalla Costituzione, ciascun territorio potrà, liberamente e democraticamente, decidere se e come differenziare i propri servizi, avvicinando sempre di più, negli enti di prossimità, le decisioni di politica pubblica al controllo e al monitoraggio della popolazione.
Devono essere costruiti strumenti a garanzia della separatezza delle gestioni finanziarie, limitandosi lo stato a definire il contributo dei singoli comparti del sistema delle autonomie all’azione di contenimento del deficit e della riduzione del rapporto Debito/PIL.
Deve essere esteso a tutte le Regioni, anche in cooperazione tra di loro, il metodo del “federalismo infrastrutturale”, sperimentato dal Governo Prodi con la regione Lombardia, e avviato con altre. In particolare, il potere di assegnare concessioni di costruzione e gestione di significative opere stradali e ferroviarie deve essere trasferito dallo stato centrale a soggetti misti stato-regione.3. CITTADINI E IMPRESE PIÙ SICURE
a) Più agenti in divisa per strada, più tecnologia in città
Malgrado l’impegno generoso delle forza dell’ordine, i cittadini si sentono più insicuri: la qualità della vita ne viene gravemente danneggiata. E il danno è più grave per chi è più debole.E’ questione di entità delle risorse pubbliche dedicate, certo. Ma è anche questione di migliore impiego delle risorse umane e finanziarie disponibili. Se si vogliono più agenti in divisa a presidio dl territorio, di giorno e di notte, in centro e in periferia, nelle città e nelle campagne, si impone l'adozione di un vero e proprio "nuovo modello di sicurezza".
1. Immediata approvazione, in Parlamento, del "Pacchetto Sicurezza" approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 ottobre 2007 e bloccato dalla opposizione della sinistra antagonista; e pronta attuazione del Piano d'azione contro la violenza sulle donne. In questo contesto, per il personale delle forze che tutelano la sicurezza interna ed esterna, è necessario adottare misure di protezione sociale sulla certezza del loro rapporto di lavoro e per la conciliazione delle esigenze del sevizio con quelle della vita privata.
2. Azione di riordino strutturale e organizzativo, volta a ridefinire su schemi più moderni e funzionali la mission istituzionale e l'impiego operativo delle diverse forze di polizia e ad eliminare ogni duplicazione funzionale tra quelle a competenza generale (Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri) e quelle a competenza specialistica (Guardia di Finanza, Corpo Forestale e Polizia Penitenziaria). In questa direzione, vanno ridotti al minimo indispensabile gli "sconfinamenti" delle forze di polizia a competenza specialistica nei campi di attività di quelle a competenza generale, concentrandone l'azione nei settori operativi di rispettiva attribuzione.
3. Estendere a tutti i Comuni capoluogo di Provincia il "Patto per la Sicurezza" già sperimentato, con ottimi risultati, in alcune delle principali città italiane. In questo quadro, devono essere trasferite ai Comuni le competenze in materia di passaporti e permessi di soggiorno. Sperimentare da subito questo trasferimento nei capoluoghi di Regione, tra cui Milano e Roma, già protagonisti del "Patto per la Sicurezza".
4. Mobilità interna alla Pubblica Amministrazione di personale civile oggi sottoutilizzato, per impiegarlo nelle attività amministrative di supporto (es. Archivi) alle attività di polizia.
5. Adottare, nell'azione contro la criminalità organizzata, un approccio operativo orientato all'aggressione degli affari e dei patrimoni mafiosi. In questo ambito vanno attribuiti alla Direzione Investigativa Antimafia - che in futuro dovrà operare in collaborazione sempre più stretta con la Guardia di Finanza - nuovi e più incisivi poteri in materia di vigilanza sugli appalti pubblici. È necessario destinare personale specializzato e risorse alle Questure e agli Uffici giudiziari per le procedure di sequestro e confisca dei beni mafiosi.
6. Le reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX) consentono un’infinita possibilità di controllo del territorio. Nel più assoluto rispetto del diritto alla riservatezza, si possono aiutare i cittadini più esposti alla paura: le donne che escono sole di notte, gli anziani che si muovono nel quartiere, i bambini che vanno a scuola, possono essere protetti dal sistema georeferenziale della rete, attivando un allarme in caso di pericolo. Le stesse iniziative di video sorveglianza dei privati, che nascono come funghi, potrebbero avere convenienza a diventare un terminale interoperabile della rete, contribuendo alla sua espansione e ottenendo in cambio preziosi vantaggi. Le stazioni del trasporto possono diventare le boe della sicurezza nel mare metropolitano: informazioni sui servizi, collegamenti agili con le forze dell’ordine, telecamere, piccole attività commerciali, reti sociali di protezione.

b) Più certezza ed effettività della pena

Il cittadino pretende di essere certo che chi ha compiuto gravi reati contro la persona ed è stato condannato, sconti effettivamente la pena che gli è stata inflitta.
Il Governo del PD offrirà questa garanzia. Verrà infatti immediatamente approvata quella parte del "Pacchetto Sicurezza" (30-10-2007) che ha ampliato il numero dei reati di particolare allarme sociale - fra questi la rapina, il furto in appartamento, lo scippo, l’incendio boschivo e la violenza sessuale aggravata - prevedendo la cosiddetta custodia cautelare obbligatoria; il conseguente giudizio immediato per gli imputati detenuti; l’applicazione d’ufficio (e non più a richiesta del P.M.) della custodia cautelare in carcere già con la sentenza di primo grado (e non più con quella d’appello); l’immediata esecuzione della sentenza di condanna definitiva senza meccanismi di sospensione.Specularmente, va assicurato il massimo sostegno - sociale e psicologico - alle vittime delle azioni criminali.4. DIRITTO ALLA GIUSTIZIA GIUSTA, IN TEMPI RAGIONEVOLI
a) Ridurre i tempi e aumentare l’efficienza della giustizia
Nella classifica relativa ai tempi della giustizia l’Italia è agli ultimi posti in Europa e nel confronto coi Paesi avanzati di tutto il mondo. I cittadini e le imprese italiane vedono ridursi i loro diritti in presenza di un sistema giudiziario che impiega anni e anni per risolvere le controversie.La ragionevole durata del processo, principio affermato dalla Carta Europea dei Diritti dell'Uomo e dalla Carta costituzionale, è un principio cui deve ispirarsi ogni intervento riformatore.È indispensabile completare la stagione di riforme '96-'02, portando a compimento innanzitutto le misure già avviate sul processo civile (razionalizzazione e accelerazione del processo) e penale (razionalizzazione e accelerazione del processo, prescrizione dei reati, recidiva, tenuità del fatto); sviluppare in sede comunitaria l'iniziativa per giungere ad una sorta di "codice civile europeo"; riprendere e approvare il disegno di legge contro lo stalking e l'omofobia, già approvato dalla Commissione Giustizia della Camera nella XV Legislatura.
Il bilancio del Ministero della Giustizia deve essere considerato non solo sotto l'aspetto delle spese, ma anche sotto quello delle entrate. Solo il 3% circa delle somme per pene pecuniarie e spese processuali sono effettivamente recuperate; eppure si tratta di somme non indifferenti,cui deve aggiungersi l'enorme patrimonio costituito da beni in sequestro o confiscati, che giacciono per anni in depositi infruttiferi.Ci sono alcuni provvedimenti che possono essere presi immediatamente, per accrescere l’efficienza del sistema giudiziario italiano.
1. Accorpare i tribunali, ridistribuendo i magistrati e le risorse.
2. Creare dell'Ufficio per il processo, che consentirà anche la riorganizzazione delle cancellerie e la valorizzazione e riqualificazione del personale.
3. Realizzare rapidamente il processo telematico, strettamente legato all'Ufficio per il processo, eliminando gli infiniti iter cartacei che assorbono risorse preziose per la loro gestione e archiviazione.
4. Favorire la specializzazione dei magistrati, in particolare nel settore dei diritti fondamentali (famiglie e minori, diritti della persona, libertà personale, espulsioni).
5. Ampliare la specializzazione delle sezioni per le tematiche economiche.
6. Adottare misure straordinarie per la definizione del contenzioso arretrato.
7. Favorire una modifica dei contratti tra avvocati e clienti verso forme basate su premi alla rapidità.
8. Sottoporre le diverse sedi giudiziarie ad un sistematico monitoraggio, al fine di far emergere le migliori pratiche, da valorizzare, diffondere e mettere alla base di forme di premialità nella ripartizione delle risorse.
9. Incentivare la gestione manageriale degli Uffici giudiziari - anche prevedendo la figura del manager dell'Ufficio Giudiziario, un magistrato appositamente formato per l'assolvimento di questo compito - che sono ormai grandi organizzazioni, con tante risorse umane e materiali.
10. Eliminare la sospensione feriale dei termini processuali.
11. Creazione e rafforzamento di (e sistematico ricorso ad) un sistema di composizione extragiudiziale delle liti.
b) Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no
Lo strumento delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche, informatiche e telematiche è essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata ed assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme sociale, quali la pedofilia e la corruzione.
Bisogna conciliare tali finalità con diritti fondamentali come quello all’informazione e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona.
Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali.
E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati.c) Per l'autodeterminazione del paziente
Il PD riconosce il diritto inalienabile del paziente a fornire il suo consenso ai trattamenti sanitari a cui si intende sottoporlo, così come previsto dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo. Il PD si impegna inoltre a prevenire l'accanimento terapeutico anche attraverso il testamento biologico.d) Diritti della persona che convive stabilmente
Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.

5. L'AMBIENTALISMO DEL FARE

a) Energia pulita, più abbondante, meno cara
1. Il problema ecologico ci impone una gigantesca riallocazione delle risorse di lavoro, di terra e di capitale.
Si deve :
a. accelerare la transizione da settori, processi e prodotti energy intensive a settori, processi e prodotti energy saving;
b. spostare risorse dal consumo immediato all'investimento, in particolare all'investimento che ha il più lungo orizzonte temporale, quello in ricerca e sviluppo;
c. incoraggiare l'abbandono di stili di vita consumistici fino alla dissipazione, a favore di stili di vita attenti alla eco-compatibilità dei comportamenti individuali.

In questo senso, va sostenuta la sperimentazione di particolari incentivi di mercato, volti a ridurre le emissioni di CO2.
Molti gli interventi possibili, già sperimentati in diversi Paesi. Da tariffe di smaltimento dei rifiuti variabili a seconda che si partecipi o meno alla raccolta differenziata, che va comunque incrementata, a tasse di possesso automobilistiche legate alle emissioni; dalla detassazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, alla previsione di una carbon tax che penalizzi processi particolarmente energivori.
In generale: maggiore ricorso al mercato e ai prezzi; minore ricorso a concessioni, licenze e divieti. Che è come dire: più libertà per tutti, più responsabilità, anche economica, per ciascuno.
2. Sono indispensabili il potenziamento delle infrastrutture di rigassificazione, trasporto e stoccaggio del gas, la garanzia della loro reale terzietà rispetto ai competitors e la diversificazione delle fonti, così da determinare quell'eccesso di offerta che può creare la concorrenza.
La Rete italiana del gas, se resa effettivamente libera nelle scelte di investimento garantite dal sistema tariffario, può molto rapidamente costituire il nucleo fondante della rete europea dei gasdotti, alla quale affidare la realizzazione della borsa del gas. La creazione di un mercato a breve del gas è necessaria per portare alla separazione dei prezzi del gas da quelli del petrolio.

3. L'Italia sia il Paese del sole anche in fatto di energia, diventando entro i prossimi cinque anni leader in Europa nell'energia solare per usi termici. L'obiettivo è di rendere permanente l'incentivo previsto dalla legge Finanziaria 2008 per l'installazione di pannelli solari termici in tutte le case di abitazione, anche al fine di favorire la nascita di imprese di produzione, installazione e manutenzione dei pannelli solari. Le misure a favore delle energie rinnovabili e per l'efficienza energetica devono avere durata pluriennale certa e fondarsi sempre più sulla leva fiscale, al fine di mobilizzare al massimo le risorse private disponibili. Per l’Italia, produrre il 20% di energia con il sole e con il vento, significa risparmiare miliardi di euro sulle importazioni di petrolio. La nostra proposta è quella di un piano per realizzare in dieci anni la trasformazione delle fonti principali di riscaldamento degli edifici, privati e pubblici, in modo da creare al tempo stesso un gigantesco risparmio energetico e un grande volano di crescita economica.4. L'Italia deve impegnarsi sulle tecnologie di punta: che si tratti della cattura del biossido di carbonio per il "carbone pulito", o si tratti del metano, delle biomasse o dell'idrogeno e anche del nucleare di quarta generazione, ovvero quello a sicurezza intrinseca e con la risoluzione del problema delle scorie. È indispensabile essere presenti nelle partnerships internazionali in questi campi, per sviluppare un'industria energetica nazionale. Per valorizzare le fonti rinnovabili e la microgenerazione, deve essere ristrutturato - in cooperazione con le Regioni e gli Enti locali - il sistema complessivo della distribuzione. Quest'ultima non è più unidirezionale: da chi la produce alle case, alle aziende ed ai servizi. Ormai le famiglie e le imprese stesse possono produrre energia, ciò che pretende un conseguente mutamento della concezione stessa della rete di distribuzione.
b) Nuove tecnologie urbane: 3 città in cui sperimentare
In tema di pianificazione dell’uso e di governo del territorio, l’ideologia della regolamentazione è cattiva consigliera. La direzione deve essere quella, seguita nei Paesi europei più avanzati, di minimizzare il consumo di suolo vergine, di green land, e di puntare invece sulla riqualificazione delle brown lands, le aree già costruite. L'Italia ha bei centri storici conservati bene, mentre le periferie sono disastrate. Urge un piano di riqualificazione delle periferie, di riassetto urbanistico e d’immissione delle tecnologie urbane. Ne deriverebbe anche una rivalutazione degli immobili, in parte utilizzabile per il finanziamento del piano. Come sedi per una coerente e sistematica sperimentazione delle politiche ambientali, di applicazione delle nuove tecnologie di risparmio e microgerazione dell'energia, di sostegno alla creazione di PMI high tech in campo energetico ed ambientale, saranno individuate tre città di media dimensione - una nel Nord, una nel centro e una nel Sud.
c) Il "diritto" alla larga banda
L'effettiva possibilità di accesso alla rete a larga banda deve diventare un diritto riconosciuto a tutti i cittadini e a tutte le imprese, su tutto il territorio nazionale - dalla grande città alla montagna, in ogni Comune d’Italia - esattamente come avviene per il servizio idrico o per l'energia elettrica. Nelle grandi città, in particolare, è possibile e necessario realizzare reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX, etc. per creare un ambiente disponibile alla gestione di nuovi servizi collettivi.
d) Slegare il trasporto urbano e treni decenti per i pendolari
1. Occorre aprire alla concorrenza sia la rete degli autobus sia le ferrovie regionali. Ciascuno deve tornare a fare il proprio mestiere: il sussidio statale si deve trasformare in incentivo a mettere in concorrenza la gestione delle reti mediante gare europee e le aziende di trasporto devono imparare a gestire normali relazioni industriali in un mercato aperto. Ciascuna amministrazione comunale sarà libera di scegliere le regole che preferisce, entro un campo di soluzioni diverse, ma lo Stato premierà solo
quelle che scelgono il mercato.
2. Lo stesso meccanismo si può applicare verso le Regioni per il trasporto ferroviario. E' davvero penosa la condizione del servizio offerto a milioni di pendolari. Solo quando cominceremo a vedere diversi operatori sulle ferrovie regionali, a confrontare diversi prezzi e standard di qualità in un mercato aperto dei servizi, potremo soddisfare le aspettative dei pendolari. Occorre inoltre rimuovere il blocco d’ingresso alla concorrenza costituito dalla disponibilità dei treni, garantendo ai vincitori delle gare l’opportunità di acquisire con indennizzo il materiale rotabile utilizzato fino a quel momento sulle tratte in concorrenza.Oggi, si presenta una grande occasione: il completamento dell’Alta velocità metterà a disposizione del trasporto regionale un aumento del 50% delle tratte ferroviarie. È possibile dare alle aree metropolitane italiane un’armatura su ferro.
e) Infrastrutture: proporre, valutare, decidere...
Il Paese ha bisogno di infrastrutture e servizi che oggi sono ostacolati più da incapacità di decisione che da carenza di risorse finanziarie. Maggiore partecipazione/consultazione dei cittadini e maggiore capacità di decisione sono compatibili. I progetti devono essere presentati agli enti locali ed anche alla cittadinanza, rendendoli disponibili su web. Dopo uno spazio di tempo per la discussione e per l'ascolto di tutte le opinioni, il progetto viene rielaborato sulla base delle osservazioni, per poi decidere con un sistema di avocazione della capacità decisionale. In questo contesto, va riformata la normativa di valutazione d’impatto ambientale delle opere (VIA-AIA) con l'eliminazione dei tre passaggi attuali e la concentrazione in un’unica procedura di autorizzazione, da concludere in tre mesi. Una volta assunta la decisione, deve essere previsto un divieto di revoca o l'applicazione di sanzioni pecuniarie elevate con responsabilità erariale a carico degli amministratori pubblici interessati.
La priorità va data al trasporto ferroviario (TAV Torino-Lione-Trieste, alta capacità e trasporto urbano e locale), agli impianti per produrre energia pulita, ai rigassificatori indispensabili per liberalizzare e diversificare l'approvvigionamento di metano, agli impianti per il trattamento dei rifiuti, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrica.
Ecco la novità del nostro ambientalismo del fare: basta con l'ambientalismo che cavalca ogni Nimby e impedisce di fare le infrastrutture necessarie al Paese: l'impegno va concentrato nella realizzazione di infrastrutture veramente moderne (quindi sostenibili).
f) Stadi: costruirne nuovi e privatizzare i vecchi
Potenziare ulteriormente il ruolo dell’Istituto per il Credito sportivo come “banca” destinata a facilitare, in collaborazione con enti locali e privati, la realizzazione su tutto il territorio nazionale di impianti sportivi di nuova generazione, moderni, flessibili ed ecologicamente compatibili.Continuare nella realizzazione del Programma Stadi confermando l’utilizzo di risorse pubbliche esclusivamente per la concessione di mutui ed attribuendo in via prioritaria, con una legge che individui procedure snelle e tempi certi, a soggetti privati (club di calcio, finanziatori privati) il compito di privatizzare, realizzare e gestire moderni stadi e palazzetti secondo modelli di efficienza economica.6. STATO SOCIALE: PIÙ EGUAGLIANZA E PIÙ SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA, PER CRESCERE MEGLIOa) Infortuni sul lavoro: premiare chi investe in sicurezza
La Legge delega sulla sicurezza sul lavoro prevede tutte le misure legislative necessarie: il Governo Prodi è impegnato ad emanarle prima del 13 aprile. Ma è soprattutto questione di gestione e di corretta applicazione delle norme, in un sistema in cui disordine, mancanza di coordinamento, inefficienza la fanno da padroni:
1. bisogna creare un'unica Agenzia Nazionale per la sicurezza sul lavoro, come luogo di indirizzo e coordinamento per l'attività ispettiva, preventiva e repressiva, anche rafforzando il ruolo della concertazione tripartita;
2. anche grazie all'attività dell'Agenzia, potrà essere realizzato un sistema di forti premi per le imprese che investono in sicurezza, agendo sul livello della contribuzione; al tempo stesso, una quota delle risorse del surplus INAIL deve essere utilizzata per aumentare gli indennizzi ai lavoratori infortunati e per aggiornare le tabelle delle malattie professionali;
3. i lavoratori in nero sono i più esposti al rischio infortuni. Anche alla luce dell'esperienza applicativa della norma sulla sospensione dell'attività per le imprese con oltre il 20% di lavoratori irregolari, vanno premiate le imprese che accolgono l'invito a regolarizzarsi e a rispettare i contratti, come prevedono le intese realizzate tra governo e parti sociali negli ultimi 18 mesi. L'obiettivo: "cento protocolli di civiltà", uno per ogni Provincia, in cui costruire le condizioni concertate per l'emersione.b) Sono le donne l'asso dello sviluppo
E’ necessario trasformare l’enorme capitale umano femminile inattivo in un “asso” da giocare nella partita dello sviluppo, della competitività, del benessere sociale. Passare dal circolo vizioso ad un circolo virtuoso. Più donne occupate significa, infatti, più crescita; più nascite; famiglie più sicure economicamente e più dinamiche ;meno minori in povertà.
Le proposte per l’occupazione femminile:
1. incentivi fiscali mirati per il lavoro delle donne (vedi Azione n. 2 - lettera c), anche al fine di favorire il secondo reddito familiare;
2. incentivi fiscali per promuovere, sul mercato, un settore di servizi “avanzati” alle famiglie, che sia insieme un settore di occupazione per le donne e un mezzo di conciliazione;3. legge sull’eguaglianza di genere nel mercato del lavoro, come in Spagna, e punteggi più elevati nelle graduatorie per gli appalti alle aziende che rispettano la parità di genere.
Le proposte per la conciliazione:
1. orari flessibili e “lunghi” negli asili, nelle scuole elementari e negli uffici pubblici che rendono i principali servizi ai cittadini; gli asili chiudono solo una settimana a Ferragosto; le scuole elementari organizzano attività estive e restano aperte anche al pomeriggio; liberalizzazione degli orari del commercio;2. nuovo congedo di paternità interamente retribuito, dalle imprese, come nei Paesi scandinavi, addizionale alla maternità/paternità già oggi prevista e non fruibile dalle donne;3. congedi parentali al 100% per 12 mesi, come in Francia;
4. incentivi alla flessibilità di orario richiesta dal dipendente.
c) Asili nido per tutti e bambini più felici, dai primi giorni di vita
L'asilo nido deve diventare un servizio universale, disponibile per chiunque ne abbia bisogno. Grazie alla cooperazione con le Regioni e gli enti locali, al lavoro avviato dal Governo Prodi e alle risorse già disponibili, è conseguibile l'obiettivo di quadruplicare il numero dei posti entro cinque anni, con servizi che coprano il 25% dei bambini da 0 a 3 anni, contro il 6% attuale. A questo scopo, va superato qualsiasi eccesso di minuziosa regolazione.
Un bambino su tre incontra determinanti difficoltà di sviluppo nei primi dieci mesi di vita. In molti, troppi casi questo ritardo iniziale non verrà più recuperato. Questo fondamentale fattore d'esclusione va dunque aggredito, fornendo alle mamme in situazioni di disagio economico/sociale l'aiuto individuale di Assistenti di maternità, che intervengano prima ancora dell'ingresso del bambino all'asilo nido e gli garantiscano le prime settimane di vita in un contesto affettivo stabile ed accogliente.
d) Sostenere le retribuzioni basse: garantire un compenso minimo
In Italia, come in altri Paesi, un numero consistente di lavoratori hanno retribuzioni inaccettabilmente basse; si trovano per questo in una situazione di povertà che riguarda soprattutto i lavoratori atipici, giovani donne, e che si cumula spesso con condizioni di precarietà dell'occupazione.Questa situazione va contrastata, secondo le indicazioni della Unione Europea e dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, con misure diverse e convergenti.
1. Attraverso incentivi e disincentivi (accesso ai benefici pubblici, appalti, etc.) favorire un migliore rispetto degli standard stabiliti della contrattazione collettiva, anche sperimentando forme concordate con le parti sociali di estensione dell'efficacia dei contratti.
2. Sostegno ai bassi salari, riducendo il cuneo fiscale sugli stessi in modo graduale (come in Francia) per rendere più conveniente alle imprese assumere questi lavoratori a tempo indeterminato.3. Sperimentazione di un compenso minimo legale fissato in via tripartita (parti sociali e governo), per i collaboratori economicamente dipendenti (con l'obiettivo di raggiungere 1000/1100 euro netti mensili). Va verificato con le parti sociali se questo minimo possa essere esteso a quei lavoratori dipendenti che non godono di adeguata protezione da parte della contrattazione collettiva. In tal modo il compenso minimo si configura come rete di protezione di ultima istanza anche nei confronti dei minimi contrattuali.e) Rendere sostenibile la flessibilità e combattere la precarietà
La lotta alla precarietà è indispensabile per dare prospettive di vita dignitosa ai giovani. Si devono estendere a tutti i lavoratori le tutele fondamentali, secondo i principi della Carta dei diritti.Non è possibile garantire stabilità ai singoli posti di lavoro, ma si può garantire continuità all’occupazione delle persone, facendo della formazione permanente un nuovo diritto di cittadinanza. Ma non solo: ci vogliono politiche attive sul mercato del lavoro, che forniscano tutele del reddito in caso di disoccupazione; e un sistema efficiente di servizi, di formazione e di occasioni per il reimpiego. Questo è il senso della migliore flexicurity europea, cui intendiamo ispirarci.
Un sistema attivo si ottiene potenziando la rete dei servizi, pubblici e privati, all’impiego e introducendo forme di responsabilizzazione reciproca fra beneficiari di sussidi e erogatori dei servizi. I primi sono tenuti non solo ad accettare offerte di impiego e di formazione, pena la decadenza dal sussidio, ma ad attivarsi per cercare il reimpiego. Cercare lavoro è in sé un’occupazione, che per questo va retribuita, con un contratto specifico di ricerca d’occupazione. I servizi all’impiego devono essere responsabilizzati anch’essi ad attivarsi, offrendo agli operatori incentivi specifici e strumenti adeguati (compreso il potere di erogare le indennità e di sanzionare le inefficienze).
L'insieme delle nuove politiche per il lavoro deve essere sottoposto - per un periodo sufficientemente lungo di sperimentazione - a sistematica valutazione/misurazione degli effetti.f) Favorire l’accesso dei giovani al lavoro stabile
Troppi giovani sono ora “intrappolati” troppo a lungo, spesso per anni, in rapporti di lavoro precari.Questa situazione va contrastata da una parte facendo costare di più i lavori atipici e di meno il lavoro stabile; dall’altra favorendo un percorso graduale verso il lavoro stabile e garantito, con varie misure: 1. allungamento del periodo di prova, in misura da concertare con le parti sociali, per permettere alle imprese, e anche al lavoratore, una più adeguata valutazione della possibilità di una assunzione a tempo indeterminato;2. incentivazione e modulazione del contratto di apprendistato come strumento principale di formazione e di ingresso dei giovani nel lavoro. Le agevolazioni contributive vanno graduate in rapporto alla qualità e quantità della formazione dell’apprendista, e tenendo conto dei periodi di apprendistato.In un primo periodo, di lunghezza variabile da definire con le parti secondo le necessità di formazione, i trattamenti e le agevolazioni all’impresa restano quelle attuali; alla fine di questo periodo si procede alla verifica della qualificazione dell’apprendista, con la possibilità di continuare il rapporto, se necessario a completare la formazione, con ulteriori agevolazioni, ovvero di terminare il rapporto (come oggi).Dopo questo ulteriore periodo vanno previsti incentivi all’impresa che trasforma il rapporto in contratto di lavoro a tempo indeterminato.
g) Contratti "atipici"? Devono costare di più
I contratti temporanei dovrebbero essere utilizzati soltanto per prestazioni lavorative veramente a termine, riducendone la durata massima a due anni e imponendo ai datori di lavoro che li utilizzano il pagamento di contributi più elevati per l’assicurazione contro la disoccupazione. Infatti, chi è assunto con contratti a termine ha più probabilità di diventare disoccupato. Il datore di lavoro deve perciò contribuire a coprire questo rischio, più di quanto avvenga con altri contratti. Altrimenti il costo della flessibilità graverà solo sui contribuenti.
h) Dare credito alla creatività e all'attività delle ragazze e dei ragazzi
Costituire per i giovani - allargando le misure del Protocollo sul welfare - fondi per il credito e il micro-credito, che consentano di ottenere prestiti, con restituzione posticipata agevolata, e sostenere finanziariamente percorsi formativi e progetti imprenditoriali nei settori dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo sostenibile, nei servizi di utilità sociale e impegno civile.
i) Per un vero mercato delle case in affitto
La disponibilità di case in affitto in Italia è di gran lunga inferiore a quella di altri Paesi. Tale scarsa disponibilità blocca la mobilità, specie dei giovani e delle giovani coppie.

Una svolta può derivare dalle seguenti scelte:
1. investimenti nell'edilizia residenziale pubblica ad affitto sociale, con l'obiettivo di raggiungere quote simili a quelle presenti negli altri Paesi europei;
2. accrescere la presenza di nuovi investitori privati nel settore immobiliare, attraverso l’utilizzo di Società d’Investimento Immobiliare Quotate e la liberalizzazione del mercato: politiche di regolazione del mercato che incentivino i proprietari a porre sul mercato degli affitti le case, anche riducendo progressivamente le proroghe generalizzate degli sfratti;
3. introdurre l’obbligo di destinare nelle convenzioni urbanistiche una quota (es. il 15%) delle nuove costruzioni agli affitti a canone concordato;
4. varare anche in Italia interventi di social housing .Non si tratta della tradizionale edilizia residenziale pubblica, destinata a fasce sociali svantaggiate. I fondi immobiliari di tipo etico costruiscono o acquisiscono unità abitative e le mettono sul mercato, senza sussidi pubblici, ad affitti sostenibili. Se i terreni delle nuove costruzioni sono conferiti dai Comuni, i fondi vanno in equilibrio con affitti ancora più bassi. Si possono promuovere fondi a controllo o a partecipazione pubblica; si possono coinvolgere nell’operazione la Cassa Depositi e Prestiti e le Fondazioni di origine bancaria. E si può intrecciare questa attività con la dismissione e riqualificazione di tanto patrimonio immobiliare pubblico, specie degli Enti locali.
j) Per l'invecchiamento attivo
Il nostro tasso di occupazione degli over 50 è sotto la media europea. Occorrono misure diverse: agevolazioni alle imprese che assumono over 50 a tempo indeterminato, incentivi ai lavoratori che prolungano il lavoro oltre l’età pensionabile (sopravvalutazione del tempo di lavoro ai fini della pensione, abolizione del divieto di cumulo fra retribuzione e pensione), part-time misto a pensione.k) Il buono-servizio per i non autosufficienti e i diversamente abili
1. Elevare gradualmente l’importo mensile dell’indennità di accompagnamento da 455 fino a 600 euro in media per il 30% degli utenti (450.000 persone) che hanno maggiore bisogno di assistenza, mantenendo il valore attuale per le altre. L’accesso alla misura rimane sulla base del bisogno: l’ammontare è determinato in base all’Indicatore di Situazione Economica Equivalente.
2. Affiancare all’indennità di accompagnamento monetaria per i cittadini non autosufficienti e i diversamente abili la possibilità per loro di optare per una dotazione mensile, di valore maggiore dell’indennità e finanziata anch’essa dallo Stato, di buoni-servizio per l’acquisto di servizi di assistenza domiciliare integrata organizzati dai comuni:
- i buoni sono nominativi e non trasferibili;
- possono essere spesi dal cittadino solo per l’acquisto di servizi offerti dai comuni o da erogatori (cooperative, organizzazioni no profit, etc.) accreditati e regolati dai comuni.l) Governare l’immigrazione per non subirla
Affinché l’immigrazione sia vissuta non come una minaccia, ma come un'opportunità, è necessario che essa sia governata e non subita.
1. La legge Bossi-Fini produce immigrazione irregolare. Deve essere introdotta una modalità d’ingresso sponsorizzata e garantita da associazioni certificate e da enti locali, che permetta - entro limiti temporali prestabiliti - la ricerca di lavoro. Nell’ambito di una programmazione imperniata su una corretta lettura del fabbisogno di forza lavoro e di sostenibilità sociale dei nuovi ingressi, la politica migratoria deve incoraggiare l’afflusso di lavoratori con profili professionali di qualità.
2. Si deve procedere all’estensione della durata dei permessi di soggiorno, alla semplificazione delle modalità dei rinnovi, alla conservazione delle prerogative del soggiornante regolare nelle more dei rinnovi, a prestare la massima cura nel rendere efficienti, produttivi e rapidi i meccanismi amministrativi, passando la responsabilità dei rinnovi ai comuni.
3. E’ necessario un patto di cittadinanza con gli immigrati, basato su un sistema chiaro di diritti e di doveri, con al centro i valori fondanti della nostra Costituzione. Si deve poi prevedere la concessione del diritto di voto amministrativo dopo un congruo periodo di residenza regolare (cinque anni) su richiesta degli interessati (in analogia al trattamento previsto dalla normativa per i comunitari). Quindi, una riforma delle norme sulla cittadinanza che introduca il principio dello jus soli, affinché i bambini nati o cresciuti in Italia possano acquisire la cittadinanza italiana e che contempli una verifica dell’integrazione sociale e linguistica dell’immigrato per il conseguimento della cittadinanza.
4. Favorire la regolarità dell’ingresso e della permanenza nel Paese e contrastare duramente la clandestinità e la criminalità.
Dare migliore efficacia ed effettività ai provvedimenti di espulsione ed organizzare un sistema di contrasto della clandestinità in cui siano presenti i Centri di Identificazione e Garanzia per la determinazione dell’identità degli irregolari, al fine di permetterne il rimpatrio, che va sostenuto anche con programmi di rimpatrio volontario ed assistito attraverso il Fondo Rimpatri.
Le donne straniere che denunciano violenze familiari devono ricevere un permesso di soggiorno per motivi di protezione umana.
m) Sanità: più imprenditorialità, meno intrusioni della politica
La Sanità italiana è al secondo posto nella graduatoria dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: ciò è il frutto dell'impianto universalistico del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che garantisce ai cittadini standard generalizzati di assistenza e presenta centri di eccellenza di livello internazionale. Il SSN è dunque un patrimonio che va valorizzato e rafforzato, correggendo gli squilibri territoriali che limitano il diritto alla salute in alcune Regioni del Paese, specie nel Mezzogiorno, nonché le rigidità organizzative e le lentezze burocratiche che provocano file di attesa e disagi ai cittadini.
1. Modificare - rendendole più trasparenti - le relazioni contrattuali tra Regione ed Aziende ospedaliere, combinando le soluzioni positivamente adottate in alcune Regioni - finanziamento ex ante di un'offerta equilibrata di servizi sul territorio - e quelle fondate sullo sviluppo di un certo grado di concorrenza tra le strutture, tramite la capacità di attirare pazienti. Questo metodo segnalerebbe alla Regione le strutture migliori e quelle con performances peggiori e aiuterebbe a sciogliere il nodo del corretto rapporto tra management ospedaliero e direzione politica.
E' necessario poi attuare - in cooperazione con le Regioni - un piano di ammodernamento strutturale e tecnologico della rete ospedaliera, per migliorare i livelli di sicurezza e la qualità delle cure.
2. Il Governo del PD si impegna a ridurre le liste di attesa, che creano intollerabili differenze tra i cittadini. La legge n. 120 del 2007 ha introdotto il concetto di "urgenza differibile", sulla cui base un cittadino ha il diritto di essere assistito dal SSN entro 72 ore dalla richiesta, per tutte le patologie che, pur essendo urgenti, non necessitano di pronto soccorso o ricovero immediato. I tempi medi di attesa per una prestazione devono equivalersi nell'attività pubblica istituzionale e in quella libero professionale.
3. Il caso delle nomine clientelari e partitiche nella Sanità è quello sotto il mirino dei media, anche se non è certamente l’unico. Per questo il PD sosterrà il ddl predisposto dal Governo Prodi sulla “Qualità e sicurezza del SSN”, che contiene due importanti innovazioni: l’istituzione di un sistema nazionale e regionale di valutazione dei risultati del SSN, nonché procedure di selezione e nomina del personale amministrativo e medico volte a valorizzare le competenze tecniche e a neutralizzare le interferenze dirette della politica. La politica sceglie il ministro, il sottosegretario, l’assessore alla Sanità, ma non deve scegliere i primari. Attraverso le opportune intese con le Regioni, si deve giungere a modifiche legislative e regolamentari tali da consentire che la nomina dei Direttori Generali delle ASL sia effettuata attraverso la designazione da parte di una Commissione regionale di tre tecnici-saggi, che procedono alla selezione dei candidati attraverso pubbliche audizioni. Alla fine di questa procedura - e solo allora - interviene la decisione del Presidente Regionale. In alternativa, può essere perseguita la strada di un albo nazionale garantito da rigorose procedure concorsuali pubbliche, dal quale le singole Regioni potranno scegliere le persone più adatte in base ad un rapporto fiduciario.
4. Gli italiani spendono di tasca propria almeno 25-30 miliardi di euro per servizi e prestazioni sanitarie che acquistano sul mercato, specie in aree come l'odontoiatria. È quindi necessario operare per lo sviluppo di un pilastro realizzato su basi complementari, anche attraverso un patto con Sindacati e Imprese per favorirne l'inserimento nella libera contrattazione. In particolare, è opportuna la creazione di un Fondo odontoiatrico promosso dal pubblico e contribuito volontariamente dai cittadini. Due gli effetti positivi: il Fondo avrebbe maggior potere di acquisto delle prestazioni odontoiatriche, facendone abbassare il costo di mercato; e i contributi godrebbero di sgravi fiscali, rapidamente coperti dalla emersione. Gli enti locali che lo volessero potrebbero finanziare la contribuzione al Fondo per le categorie "deboli".
5. È indispensabile una forte iniezione di innovazione nel sistema. Ad esempio, con la telemedicina: un grande programma di diffusione di tecnologie, in grado di far dialogare il cittadino con le strutture e con i professionisti, per quanto possibile, da casa, facendo muovere le informazioni invece dei pazienti. Si devono far dialogare i professionisti per raggiungere efficacia ed efficienza nelle prestazioni fornite, valorizzando la medicina di base come serio e reale filtro verso le prestazioni ospedaliere. È necessario, per le persone affette da "malattie rare", accrescere l'impegno per la ricerca e per iniziative specifiche, quali: best practices cliniche in materia di riabilitazione, riconosciute a livello internazionale; intervento multidisciplinare a favore del singolo paziente; promozione di centri di eccellenza nazionali di riferimento per le singole patologie; valorizzazione delle associazioni di pazienti come interlocutori istituzionali.n) Attuare la 194, in tutte le sue parti
Il dramma dell’aborto è una esperienza che le donne vogliono evitare. Devono essere aiutate a farlo, attraverso un più vigoroso impegno e il potenziamento delle strutture sanitarie pubbliche e del volontariato.L’accoglienza della vita è un valore per la società e va favorita e promossa con azioni specifiche a sostegno delle donne. Educare alla procreazione responsabile, alla genitorialità, con particolare riferimento alle donne immigrate ed ai giovani, è un obiettivo prioritario per il PD.La legge 194 è una legge equilibrata, che ha conseguito buoni risultati: ha consentito una maggiore tutela della salute della donna e favorito una forte riduzione del numero degli aborti. Il PD si impegna dunque ad attuarla, anche alla luce delle nuove possibilità offerte dalla scienza, in tutte le sue parti. L'obiettivo è un'ulteriore riduzione del numero degli aborti, anche attraverso azioni specifiche rivolte alle famiglie di
immigrati e ai giovani.
7. CULTURA, SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA: PIÙ AUTONOMIA, PER L'EQUITÀ E L'ECCELLENZA a) Scuola: quattro obiettivi precisi
1. Assicurare il successo educativo a tutti i ragazzi fino ai sedici anni.
2. Portare al diploma almeno l’85% dei nostri ragazzi, e comunque fare sì che nessuno lasci i percorsi di istruzione senza una qualificazione spendibile sul mercato del lavoro.
3. Proseguire l’azione per ridare peso e valore, accanto ai licei, agli istituti tecnici e professionali di stato, in un sistema nazionale, articolato sul territorio, di istruzione tecnica, anche di livello superiore.
4. Integrare l'educazione all'arte, dalle scuole primarie all'università, aumentando le forme di cooperazione tra sistema dell'istruzione e sistema culturale.
b) Autonomia fa migliore educazione
Realizzare un nuovo salto nell'autonomia degli Istituti scolastici, facendo leva sulle capacità manageriali dei loro dirigenti, all'interno di organi di governo aperti al contesto sociale e territoriale; sulla piena responsabilità degli insegnanti nel definire - nel quadro di regole generali di funzionamento del sistema e di indirizzi nazionali - gli specifici contenuti dell'insegnamento; sulla valutazione sistematica dei risultati; sulla possibilità effettiva dei genitori di scegliere sul territorio la scuola cui iscrivere i figli e di partecipare consapevolmente alla sua gestione. Le scuole dell’autonomia devono essere più libere, condizione essenziale per poter essere valutate. Devono poter disporre della flessibilità necessaria nell’orario, nella promozione della formazione degli insegnanti (anche attraverso periodi sabbatici) e nella gestione degli organici, per reggere l’innovazione didattica e organizzativa necessaria. In questo quadro, va pienamente valorizzata la professionalità docente, avviando una vera e propria carriera professionale degli insegnanti, che valorizzi il merito e l’impegno.
c) Più ore di matematica
Nel contesto di un'azione volta a rafforzare le fondamentali competenze di base, accrescere le competenze matematiche e scientifiche dei nostri studenti, anche attraverso un ampliamento delle ore di insegnamento e un programma straordinario di reclutamento di insegnanti, in modo tale da compensare, entro la Legislatura, il gap di conoscenze specifiche rispetto alla media dei Paesi OCSE. È necessario ampliare gli spazi dell'apprendimento dell'inglese e sperimentare l'insegnamento in inglese di una materia curricolare. Dovranno essere immediatamente attivati i necessari corsi di formazione degli insegnanti. d) Scuole belle ed aperte, anche ai nonni
Lo stato di abbandono e di scarsa manutenzione degli edifici scolastici è molto grave. Il Governo Prodi ha visto giusto lanciando il programma nazionale per l’edilizia scolastica. Ci sono risorse non solo per riqualificare le strutture esistenti, ma per farne i luoghi più belli e accoglienti del quartiere, con architetture nuove, attrezzature didattiche di qualità, strumenti tecnologici e ampia dotazione di servizi. Ciò consentirà di svolgere meglio prima di tutto la funzione scolastica, accorpando nello stesso edificio diversi cicli e indirizzi formativi, in veri e propri "campus della scuola dell’obbligo". Dopo la ristrutturazione, questi patrimoni pubblici dovranno essere utilizzati al massimo grado, tenendoli aperti giorno e sera. Innanzitutto, per riportare anche i genitori e gli adulti a studiare. Possono diventare centri di iniziative contro l’evasione dell’obbligo scolastico e per il recupero di ragazzi in difficoltà. Dalla musica, al teatro, all’arte, al multimediale, tutte le forme di espressione culturale dei giovani devono trovare nel campus la propria casa di produzione. Dalla formazione di piccole orchestre e cori, all’alfabetizzazione tecnologica della cittadinanza e per l’accesso ai nuovi servizi di e-government, creando anche le condizioni di scambio tra le diverse generazioni (ad esempio, impegnando i ragazzi ad educare i nonni all’uso di internet). Cento di questi "campus" dovranno essere pronti per il 2010.e) Scuola primaria e sport
Estendere a tutta la scuola primaria l’introduzione della pratica motoria nel ciclo curricolare. Adottare la legge per lo sport per tutti destinata a disciplinare, con le Regioni e gli enti locali, il miglior funzionamento del Fondo per lo sport di cittadinanza.
f) Modernizzare le Università e creare una nuova leva di ricercatori1. L'università deve essere un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita.
a. Riduzione del numero di sedi universitarie e promozione della la loro specializzazione in poche discipline, per raggiungere livelli di eccellenza.
b. Modernizzazione delle Università italiane, esaltando la loro autonomia finanziaria, introducendo forme sistematiche di valutazione efficace dell'utilizzo di risorse, incentivi e disincentivi, aumentando la competizione tra gli atenei. Vogliamo portare in 10 anni il trasferimento pubblico per l’università e la ricerca al livello dei Paesi più attivi e vitali nell’economia globale, ma far sì che una quota crescente, fino ad arrivare almeno 30%, sia trasferita tramite valutazione, avvalendosi dell'Agenzia Nazionale della Valutazione dell'Università e della Ricerca istituita dal Governo Prodi.
c. Nell'ambito del sistema nazionale dell'istruzione universitaria, va riconosciuta effettiva autonomia agli atenei e promossa la loro internazionalizzazione, per rompere chiusure baronali e portare l'università italiana nel novero dell'eccellenza mondiale. Ciascun ateneo deve essere libero di assumere personale docente italiano e straniero, di darsi il sistema di governo che ritiene più adeguato, di stabilire le norme per l’ammissione degli studenti, di fissare liberamente le rette.
d. Garantita la funzione pubblica dell'insegnamento universitario, va perseguita la possibilità di utilizzo del regime privatistico per i docenti nuovi assunti, agendo contemporaneamente per un rinnovamento del corpo docente universitario che abbatta l’incertezza dei lunghi precariati.
e. Più concorrenza dal lato della domanda e borse di studio spendibili in qualsiasi università. Sviluppare sistemi per la concessione di prestiti d’onore, la cui restituzione potrebbe essere collegata ai redditi conseguiti dopo la conclusione degli studi. Indirizzare il ruolo delle fondazioni bancarie verso la formazione di capitale umano, con borse di studio e investimenti a favore delle strutture.
f. Potenziamento della rete di Politecnici, che funzioni da dorsale tecnologica del Paese.
g. Progettazione e realizzazione di una grande università telematica pubblica.h. ERASMUS effettivamente accessibili a tutti gli studenti universitari italiani, sostenendo con adeguate borse di studio coloro che provengono da famiglie non abbienti.
2. Favorire la ricerca non finalizzata, con l’obiettivo di:
a. creare una nuova leva di giovani ricercatori;
b. investire su questi ricercatori come risorsa per modernizzare il funzionamento delle istituzioni di ricerca;
c. investire nella creazione di quell’”eccesso di capacità” che è precondizione di ogni ricerca finalizzata.
Per il conseguimento di questo secondo obiettivo, serve un programma, gestito da un’agenzia indipendente, per selezionare, con criteri internazionali, 1000 giovani ricercatori (italiani e stranieri) ad alto potenziale, ai quali finanziare altrettante idee di ricerca per un periodo di dieci anni, con contratti di ricerca individuali e adeguato budget per spese di progetto (spesa preventivabile: 800-1000 milioni di euro nel decennio). Non si dovrebbero porre altre condizioni, se non la qualità scientifica dei proponenti e l’accettazione di regole di valutazione di tale qualità nel corso dell'attività.
g) Cultura: il più importante investimento
Il PD è nato sotto la spinta di una concezione vitale e non burocratica della cultura, ispiratrice di una visione alta del vivere e rivelatrice di bisogni spirituali non ancora palesati. La sua espressione concreta nella scienza, nelle arti e nel rispetto dei beni testamentari del nostro glorioso passato, è al centro degli interessi e della politica del PD. Le giovani generazioni saranno messe in grado di concepire la cultura come il più importante investimento. Ci impegnamo a riformare l’intero sistema culturale, rendendolo più produttivo e favorendo lo sviluppo di ogni suo segmento:
1. Convergenti politiche dal lato dell'offerta e della domanda di ricerca, puntando sulla modernizzazione di grandi servizi pubblici (infomobilità, energia sostenibile, beni culturali, aerospazio, e-government, infrastrutture): una frazione della domanda pubblica sempre impegnata attraverso contratti con Università o Enti di Ricerca. Realizzazione di concorsi di idee e di commissioni pubbliche di nuove opere artistiche, architettoniche e urbanistiche in tutto il territorio nazionale.
2. Crediti d'imposta automatici (vedi 8b) per le imprese che assumono "scienziati" per attività di progettazione e ricerca e progetto di venture capital promosso da Cassa Depositi e Prestiti nel settore dell'innovazione: robotica, social network, meccatronica, biotech.
3. Accrescere l'autonomia e premiare l'imprenditorialità delle organizzazioni culturali e introdurre sistemi di valutazione, per massimizzare gli effetti dei finanziamenti pubblici nel settore.4. Istituire il Centro nazionale per il cinema e l'audiovisivo, per razionalizzare e semplificare il sistema pubblico di sostegno e promozione dell'intero settore, passando dall'attuale frammentazione delle competenze amministrative ad una gestione unitaria. A ciò concorre l'istituzione del nuovo Fondo di finanziamento per il cinema e l'audiovisivo (vedi Azione n. 12/4).
8. IMPRESE PIÙ FORTI, PER COMPETERE MEGLIO
a) Nuove regole, per andare oltre il capitalismo "relazionale"

Proponiamo cinque iniziative, da attuare in parallelo e non in sequenza.
1. Una prima iniziativa normativa è volta ad applicare parti della cosiddetta Legge Amato (1990) ai settori industriali e dei servizi non finanziari. In particolare, essa dovrebbe offrire incentivi a:
a. le imprese industriali di piccole e medie dimensioni che attuano processi di concentrazione e/o costruiscono efficaci reti integrate di imprese nei mercati internazionali;
b. le stesse imprese che ‘aprono’ la propria struttura proprietaria ‘chiusa’ e – se richiesto dalla complessità della nuova dimensione organizzativa – si dotano di manager indipendenti dal proprietario-imprenditore-capo famiglia e – in generale – di forme evolute di corporate governance;c. le attività di servizio che, potendo sfruttare economie di scala e di scopo, si aggregano e assumono una più complessa forma societaria e organizzativa.
2. Una seconda iniziativa normativa riguarda qualche modifica da apportare alla Legge del 2001 sul nuovo diritto societario. In particolare, si tratterebbe di incentivare a quotarsi in mercati regolamentati le società per azioni non quotate ma con caratteristiche da quotate, riducendo i divari fra i requisiti richiesti alle Spa quotate e quelli richiesti alle Spa ‘aperte’ non quotate; alleggerire la regolamentazione delle Spa ‘chiuse’ e, come tali, non quotate.
3. Una terza, l'approvazione di una disciplina dei rapporti con parti collegate più rispettosa dei diritti e degli interessi delle minoranze; in modo tale da ridurre i cosiddetti "benefici privati del controllo", e, per questa via, accrescere l'effettiva contendibilità delle imprese.
4. Una quarta iniziativa normativa e di policy riguarda l’esigenza di erodere gli ampi spazi di rendita, che si annidano nella maggior parte dei servizi non finanziari, mediante processi di liberalizzazione. 5. Infine i conflitti di interesse vanno rimossi nella nuova logica dell'intervento pubblico: li elimina uno stato che fa meno gestione diretta, concentrandosi su leggi antitrust.
b) Basta col fondo perduto: tutto per la ricerca e l'innovazione
Le politiche per il rilancio della competitività delle imprese dovranno puntare sulla ricerca e l’innovazione, confermando le scelte strategiche impostate dal Programma Industria 2015. Progressiva riduzione dei sistemi tradizionali di incentivazione alle imprese, spostando le risorse pubbliche verso strumenti largamente automatici, che garantiscano riduzione dei costi amministrativi di gestione e un quadro di certezze e stabilità nel tempo per chi investe.
Rendere strutturale il credito d’imposta su ricerca e sviluppo, che rappresenta uno strumento molto potente per le PMI, e può favorire una riqualificazione del rapporto tra imprese e università. Sul lato delle nuove frontiere tecnologiche, in particolare nei settori legati a sviluppo sostenibile, salute e benessere, creare le condizioni per lo sviluppo di nuove filiere produttive ad elevato contenuto innovativo, agendo sia sul versante della riqualificazione della domanda pubblica, sia sul versante del sostegno a progetti di innovazione realizzati dal sistema delle imprese.
Per le PMI, sostenere processi di collaborazione industriale per la realizzazione di reti di imprese in grado, da un lato, di valorizzare lo straordinario patrimonio di vitalità imprenditoriale del nostro paese e dall’altro di affrontare i necessari processi di innovazione tecnologica ed internazionalizzazione produttiva. c) Contro la burocrazia: semplificare la vita a cittadini e imprese
1. Le tasse non sono solo quelle che si definiscono tali. Alla pressione fiscale andrebbe aggiunta la pressione burocratica, cioè il peso (monetario) delle procedure burocratiche addossate ai cittadini e alle imprese. La responsabilità della pressione burocratica è in larghissima misura del Parlamento che legifera senza vincoli sotto questo profilo. La proposta: in tutti i casi in cui il Parlamento intenda introdurre una nuova procedura, deve obbligatoriamente procedere a valutarne il costo monetario per cittadini ed imprese e deve obbligatoriamente procedere ad attribuire a cittadini ed imprese un credito d'imposta pari al 50% di quel costo. Il Parlamento smetterebbe di legiferare "gratis" in questo campo.
2. Divieto - a far data dal 1° gennaio 2009 - per le Pubbliche Amministrazioni di richiedere ai cittadini ed alle imprese documenti e certificati compilati e/o emessi dalle stesse P.A. in senso lato. Obbligo, per le amministrazioni dello Stato di mettere on line i documenti ed i certificati che potrebbero essere richiesti da altre amministrazioni. Commissariamento per le amministrazioni che non lo avessero fatto entro la data prevista.
3. Il debito non è quello che si definisce tale. Infatti, al debito ufficiale bisognerebbe aggiungere i rimborsi fiscali (Iva, Ire ed Ires) che a volte risalgono a 10 anni fa, nonché le somme dovute dalle pubbliche amministrazioni (in particolare dalle Aziende sanitarie alle imprese). Realizziamo un’emissione straordinaria di titoli per coprire il pregresso e stabiliamo per legge che oltre i sei (da ridurre, nel medio periodo, a tre) mesi di ritardo della amministrazione fiscale e delle pubbliche amministrazioni si faccia luogo alle stesse procedure che queste amministrazioni usano nei confronti dei cittadini. Sarà una buona base per sciogliere un secondo, intricatissimo nodo: la lentezza esasperante dei “lavori pubblici”. Basterà seguire il buon esempio offerto dalle realizzazioni delle opere pubbliche per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: stanno procedendo ad un ritmo dieci volte superiore a quello usuale. Dunque, cambiato quel che c'è da cambiare, si adottino come “normali” quelle procedure straordinarie.
4. Passare dall'amministrazione che autorizza, all'impresa responsabile della proprio attività.
Le Agenzie per le imprese, enti privati promossi dalle Associazioni o da professionisti associati, sono lo strumento attraverso il quale l'impresa diffusa può accedere ad un nuovo rapporto con le Pubbliche Amministrazioni, fondato sull'autocertificazione e sui controlli ex post.
d) Promuovere la buona agricoltura
1. Spostare più risorse comunitarie dagli aiuti diretti al mercato verso le Politiche di Sviluppo Rurale (con particolare riferimento alle zone svantaggiate e di montagna), in coerenza con lo spirito della riforma della Politica Agricola Comune (PAC), che è stato sostanzialmente tradito nella sua applicazione.2. Incentivare la diffusione dell'agricoltura biologica, utilizzando al meglio lo strumento del relativo

Piano e prevedendo la creazione di un Marchio per il Biologico italiano.
3. Avviare un intervento coerente ed organico per lo sviluppo delle bioenergie, che dia un quadro di certezze nel lungo periodo, sia per quanto riguarda gli incentivi fiscali, sia per quanto riguarda l'assetto normativo.
4. Porre un efficace freno al processo di continua erosione delle superfici destinate all'agricoltura da parte di altre tipologie di utilizzo.
5. Dare finalmente attuazione alla legge sull'indicazione in etichetta dell'origine delle materie prime agricole trasformate.
6. Favorire la filiera corta e il rapporto diretto tra i produttori agricoli e agroalimentari e i consumatori. 7. Difendere i marchi DOP e IGP a livello comunitario e in sede di accordi WTO.
8. Intensificare il sistema dei controlli per combattere l' "agropirateria" e le frodi alimentari.e) Turismo: lo stato promuova l'Italia nel mondo
In attesa di una riforma del Titolo V della Costituzione, attraverso un'azione concertata con le Regioni deve essere riassunta in capo allo Stato la definizione della strategia nazionale per lo sviluppo del Turismo. Deve invece restare affidata alle Regioni la gestione delle politiche di regolazione e sostegno delle attività turistiche.
In questo quadro, il Governo del PD si impegna a promuovere un'iniziativa in sede europea per l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta alle attività turistiche nel loro complesso o a segmenti significativi delle stesse.
f) Più democrazia economica
Imprenditore e lavoratore sono legati da un "comune destino". E' quindi necessario dare avvio a forme più avanzate di democrazia economica, anche per consentire ai lavoratori di partecipare ai profitti dell'impresa.
1. Partecipazione finanziaria. Si può "affiancare" al risparmio individuale, gestito da investitori istituzionali, un mercato di capitali "da lavoro dipendente", con l'azionariato dei dipendenti e un più forte ruolo dei fondi pensione promossi dalla contrattazione collettiva.
2. Il modello duale nella governance d'impresa, anche prevedendo la presenza dei rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di Sorveglianza.
3. Forme negoziate tra le parti di costruzione di un legame diretto tra componenti della retribuzione dei lavoratori e utili di impresa (al di là della contrattazione di secondo livello, fondata sulla produttività).
4. Diffusione del ricorso alla Responsabilità Sociale d'Impresa.
9. CONCORRENZA PRODUCE CRESCITA
a) Una legge all'anno e autorità più forti
1. Rendere sistematica nell’ordinamento l’analisi della necessità e della proporzionatezza delle restrizioni normative e amministrative esistenti o da adottare. Devono rimanere vigenti solo quelle misure restrittive che sono strettamente necessarie e proporzionate al perseguimento dell’interesse generale.2. Approvare una legge all’anno sulla concorrenza, impegnando il Parlamento ad istituire una Commissione speciale di esame, con sessione di lavoro e tempi definiti (3 mesi) per esaminare in modo sistematico le segnalazioni e i pareri espressi dall’Autorità Antitrust in materia di restrizioni ingiustificate alla concorrenza ed orientare l’attività normativa verso l’eliminazione degli ostacoli rilevati dall’Antitrust; e impegnando la Conferenza Stato-Regioni a dedicare una seduta straordinaria rivolta all’assunzione di impegni reciproci e vincolanti nel campo della regolazione dei mercati e delle attività economiche. Nella prima legge annuale, inserire le misure di liberalizzazione (telefonia, trasporto ferroviario, trasporti locali, distribuzione di carburanti, semplificazioni per le imprese) previsto dal terzo pacchetto Bersani, approvato in un solo ramo del parlamento nella XV Legislatura.
3. Per fare funzionare al meglio i mercati gradualmente aperti alla concorrenza, le Autorità di regolazione sono essenziali.
Va quindi:
a. realizzata la riforma e l’armonizzazione dei meccanismi di nomina dei vertici di tutte le Autorità indipendenti: proposta del Governo e parere vincolante delle commissioni parlamentari competenti; procedimento trasparente, preceduto dalla pubblicazione dei profili dei nominativi proposti dal governo (se non addirittura di call pubblico delle candidature) e audizioni parlamentari per ciascuno di essi. In definitiva, il deterrente migliore è il controllo sociale (o il suo timore);
b. previsto che i componenti di ciascuna Autorità scadano in tempi diversi, come accade nel caso della Corte Costituzionale;
c. introdotta e rafforzata l'attività di regolazione nei settori privi di Autorità (ad esempio, i trasporti), e previsto il coordinamento statale della regolazione dei servizi pubblici erogati da Regioni e Comuni: può provvedervi un’Autorità nazionale, espressione congiunta dello Stato, delle Regioni e dei Comuni
4. Nel settore dei servizi bancari vanno conseguiti la riduzione dei costi dei servizi offerti, la trasparenza e la semplificazione dei contratti, la diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, il miglioramento delle opportunità di finanziamento di famiglie e imprese, attraverso l’introduzione di forme di autoregolamentazione del settore e intese tra Governo, associazioni di rappresentanza e parti sociali interessate.b) Servizi pubblici di qualità, a prezzi più bassi
La qualità e l’efficienza dei servizi pubblici rappresentano una variabile fondamentale per la qualità della vita di una collettività (anche ai fini della tutela effettiva degli strati più deboli della popolazione) e per la competitività del sistema economico. L’obiettivo è la garanzia universale dei servizi pubblici al massimo livello di qualità, al minimo costo di produzione e con la più ampia trasparenza dei meccanismi di determinazione delle tariffe.
Per garantire la qualità e l’universalità di questi “servizi di interesse generale”, il “pubblico” deve definire, a livello nazionale, gli standard minimi di qualità, associati a controlli rigorosi e a sanzioni incisive. Nei controlli sarà necessario coinvolgere a pieno titolo i cittadini-utenti, con forme sistematiche e trasparenti di raccolta dei reclami, delle segnalazioni, dei suggerimenti e con la garanzia del rimborso dei danni subiti a causa del mancato rispetto degli standard minimi.
Un ulteriore fattore di modernizzazione dei servizi pubblici è costituito dall'aumento del grado di concorrenza nella loro erogazione. E’ indispensabile che i cittadini/clienti (siano essi famiglie o imprese) possano godere dei vantaggi derivanti da un mercato nel quale più operatori competono tra loro sul prezzo e sulla qualità del servizio, al fine di aggiudicarsi la preferenza dei clienti: la possibilità di scegliere tra offerte diverse è quindi un presupposto indispensabile. Là dove questo non sia tecnicamente possibile (ad esempio nella gestione di reti), il fornitore del servizio, per un tempo predefinito (che consenta gli investimenti necessari, ma non pregiudichi la possibilità di nuovi, futuri fornitori) va individuato attraverso gare che siano aggiudicate sulla base del fondamentale criterio di incrementare i benefici per i cittadini/clienti, sia attraverso una diminuzione dei prezzi loro applicati, sia attraverso la previsione di investimenti che garantiscano la sicurezza del servizio e la diminuzione futura dei costi, incentivando l’efficienza del processo di fornitura.
c) Professionisti in Società
Anche per valorizzare le capacità dei giovani professionisti, che non dispongono (ancora) dei capitali necessari ad organizzare studi associati competitivi, è necessario consentire la costituzione di società di capitali, secondo gli ordinari modelli societari previsti dal libro V del Codice civile, aventi per oggetto esclusivo l’esercizio della professione o di più professioni (società multiprofessionali). d) Valorizzare le Associazioni dei consumatori
Per incidere sulle cause strutturali del carovita è necessario combinare lo strumento della concorrenza (già vigorosamente utilizzato dal Governo Prodi) con quello della regolazione, incentivando processi di razionalizzazione e ammodernamento delle infrastrutture logistiche essenziali. Dovrà essere valorizzata la voce delle associazioni "consumeristiche" in adeguate forme di coordinamento che ne superino l'attuale frammentazione. 10. SUD E MEDITERRANEO: puntare tutto sulle infrastrutture materiali e immateriali e sul miglioramento della qualità dei servizi pubblici
Per far ripartire il Sud e renderlo una opportunità-Paese bisogna ricordare, innanzitutto, che dove sta bene un cittadino sta bene un’impresa. Ciò significa riduzione degli incentivi finanziari a vantaggio degli investimenti sul capitale sociale e, in particolare, significa dare rilevanza strategica agli obiettivi di servizio, finanziando con adeguate premialità target misurabili in campi come acqua, istruzione di base, servizi di cura per infanzia e anziani, così da restituire una cittadinanza piena agli individui attraverso l’acquisizione di diritti e mettere le basi per creare un contesto favorevole allo sviluppo economico. Lo stesso vale per il tema della sicurezza, sulla quale è giusto convogliare consistenti risorse della politica regionale, nazionale e comunitaria.
Occorre una drastica revisione dei programmi, e un altrettanto drastico accentramento delle risorse su pochi obiettivi, quantificabili e controllabili. Il nostro obiettivo è quello di portare entro il 2013 la rete delle infrastrutture e dei servizi per i cittadini, le imprese e le istituzioni del Mezzogiorno a dimezzare il gap accumulato rispetto al Centro-Nord. Si tratta, in primo luogo, delle infrastrutture della mobilità: strade, ferrovie, porti, aeroporti e autostrade del mare. Almeno il 50% delle risorse comunitarie sarà impegnato su questi progetti. E poi, servizi pubblici essenziali, per i quali vanno stabiliti obiettivi-standard: dal servizio idrico all’ambiente, dall’energia alla scuola, dalla giustizia alle università. Per realizzare questa strategia - spendere i fondi comunitari sulle effettive priorità e spenderli con un sistema di valutazione e di premialità basato sulla qualità dei servizi e non più sulla velocità della spesa - è indispensabile rafforzare il ruolo di coordinamento e di indirizzo del Governo nazionale. Le Regioni del Mezzogiorno non devono essere lasciate sole, ma non devono neppure rifiutare un aiuto, sempre più necessario, per migliorare la qualità, la competenza e la verificabilità dei risultati dell’intervento pubblico, in aree e in contesti in cui le istituzioni e la legalità vanno protette e salvaguardate come il primo bene pubblico.11. LA DEMOCRAZIA GOVERNANTE
a) Valorizzare la sovranità popolare
Le scelte di riforma devono essere condivise dalle principali forze politiche, per resistere alle possibili alternanze di governo. Per questo, ferme restando queste finalità, siamo disponibili alle più ampie convergenze sia rispetto ai mezzi più efficaci, sia alle procedure più condivise.La democrazia governante richiede anzitutto il pieno esercizio della sovranità popolare. E’ inaccettabile ritenere gli elettori italiani, solo sul piano nazionale, dei minorenni incapaci di scelte chiare e dirette. Per questo, anche per rispondere tempestivamente e responsabilmente ai referendum elettorali, appare necessaria la scelta diretta di soli 470 deputati in collegi uninominali maggioritari a doppio turno. Un sistema di primarie regolate per legge garantirebbe apertura democratica nella scelta dei candidati; per i deputati che si presentano con lo stesso simbolo va previsto - in attuazione dell'art. 51 della Costituzione - il vincolo di presentare metà candidati uomini e metà donne. Quel sistema elettorale ben si presterebbe a stabilizzare un bipolarismo fondato su grandi partiti a vocazione maggioritaria, quale si va configurando già in questa elezione, a partire dalle scelte unilaterali fatte dal PD. Il PD è disponibile anche ad esaminare ipotesi di sistemi elettorali diversi, a condizione che possano corrispondere alla medesima finalità. Quanto alla forma di governo, si tratta di verificare quale tra i modelli delle grandi democrazie contemporanee possa incontrare il maggiore consenso. In ogni caso, qualora si convenisse di muoversi nel solco dell'attuale assetto parlamentare, il Presidente del Consiglio, nominato dal Capo dello Stato sulla base dei risultati della Camera, dovrebbe ricevere da solo la fiducia esclusivamente dalla Camera, dovrebbe poter richiedere al Capo dello Stato la revoca dei ministri; e i disegni di legge approvati dal Governo dovrebbero essere votati entro una data certa, comunque non oltre due mesi. La legge Finanziaria, finalmente ricondotta al suo contenuto proprio, sarebbe votata nel testo predisposto dalla Commissione Bilancio. Le leggi, tranne quelle costituzionali, di revisione costituzionale e quelle che ordinano i rapporti tra centro e periferia, dovrebbero - in caso di conflitto persistente - essere approvate dalla sola Camera.
Un Governo di un Paese moderno, integrato in Europa e con forte articolazione periferica dei poteri, non ha bisogno di più di 12 Ministeri. L'Esecutivo nel suo complesso, compresi i Ministri, deve essere composto da non più di 60 persone, un numero più che ragionevole per assicurare efficienza interna e un rapporto costante col Parlamento. Questi limiti vanno inseriti in Costituzione, per evitare che possano essere aggirati con leggi ordinarie, come avvenuto in passato. Vanno, infine, eliminati i privilegi insiti nel trattamento previdenziale dei parlamentari, uniformando il metodo di calcolo dei vitalizi a quello previsto per la generalità dei lavoratori.
Nella riforma dei sistemi elettorali, si deve prevedere il diritto di voto ai 16enni nelle elezioni amministrative, per spostare l’attenzione sui temi dei giovani.
Il Senato rinnovato di 100 membri scelti dalle autonomie regionali e locali è la sede della collaborazione tra lo Stato e tali autonomie. L’opportuna revisione dell’elenco di materie del Titolo V con una clausola di supremazia, trasversale alle materie, per il livello federale, col consenso del Senato, consentirebbe di superare la conflittualità permanente.
Il PD, riconoscendo le peculiari esigenze che trovano espressione nelle Regioni a statuto speciale, promuove la collaborazione e l'intesa dello Stato con le stesse.
b) Un quadro di contrappesi e pluralismo di poteri
La democrazia governante richiede seri contrappesi: una serie di scelte non devono essere effettuate dalla sola maggioranza di Governo. La regolarità delle elezioni di deputati e senatori deve essere decisa dalla Corte costituzionale; la Prima Parte della Costituzione deve essere revisionabile solo a maggioranza di due terzi e tale quorum di consensi va richiesto anche per l’elezione parlamentare di organi indipendenti; vanno introdotti il referendum propositivo, nel caso in cui una proposta di legge di iniziativa popolare con un milione di firme sia ignorata dal Parlamento per un biennio, e norme rigorose contro tutti i conflitti di interesse e il cumulo di cariche pubbliche; il quorum di partecipazione per la validità dei referendum va ricondotto alla metà più uno dei partecipanti politicamente attivi, quelli che hanno votato alle precedenti elezioni politiche; alla Camera va previsto un significativo Statuto dell’Opposizione, a cominciare dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta, che devono essere decise su richiesta di un quarto dei deputati.c) Diritti e doveri più chiari, se le leggi sono poche e chiare
Le leggi in vigore vanno rispettate ed attuate, anche attraverso la sistematica verifica parlamentare dei risultati raggiunti da ognuna di esse. Ma le leggi devono essere poche e chiare.Una o più commissioni tecniche ad hoc devono essere insediate nei primi due mesi di governo, con l'incarico di procedere alla redazione di testi unici di settore, da adottare successivamente per legge, con l'abrogazione esplicita di tutte le disposizioni contrastanti o superflue. Deve poi prendere avvio una vasta operazione di delegificazione, individuando per legge principi e criteri direttivi e rinviando discipline di dettaglio a fonti normative di rango secondario. I soggetti titolati ad emanare tali norme secondarie dovrebbero esercitare la propria potestà normativa entro un termine preciso, scaduto il quale si attiva una competenza surrogatoria.
d) Contro le nomine clientelari
Per ogni nomina, devono essere predeterminati e resi pubblici criteri di scelta fondati sulle competenze; attivate procedure di sollecitazione pubblica delle candidature; organizzate pubbliche audizioni dei candidati e, infine, pubblicati lo stato e gli esiti delle procedure di selezione.Il PD non può disporre per altri partiti. Ma per se stesso, sia attraverso il codice etico, sia attraverso norme statutarie relative ai comportamenti di suoi iscritti eletti nelle istituzioni, il PD stabilisce indicazioni rigorose sulla qualità delle nomine.
La normativa introdotta nel 1990 sulla ineleggibilità e la sospensione degli eletti condannati per reati gravissimi, come quelli connessi alla mafia, alle varie forme di criminalità organizzata, corruzione, concussione e così via - oggi limitata a Regioni e Enti locali - va estesa senza indugio anche ai parlamentari.e) La risorsa degli italiani all'estero
L'Italia può riconquistare una posizione di eccellenza nell'economia globale se utilizza pienamente una risorsa troppo a lungo trascurata: gli italiani residenti all'estero.
1. Informazione circolare - dall'Italia agli italiani all'estero e tra questi ultimi, e viceversa - sulla cultura italiana e le esperienze della nostra comunità all'estero, utilizzando anzitutto il servizio pubblico radio televisivo italiano, anche rimuovendo i programmi criptati.
2. Promozione della lingua e della cultura italiana, con la riforma - già promossa dai Parlamentari eletti all'estero - delle leggi e dei relativi Regolamenti. Essenziale, a questo scopo, la riforma dei Comites (Comitati degli Italiani all'Estero) e del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero).

3. Legge per il riacquisto della cittadinanza
4. Riorganizzazione dei Consolati, utilizzando le professionalità degli italiani all'estero nei servizi consolari, nell’informazione, nelle attività di promozione della lingua, della cultura e del Made in Italy, e valorizzando le Associazioni a scopo non lucrativo degli italiani residenti all'estero, i servizi dei Patronati.
5. Diversa regolazione della imposizione fiscale e tariffaria (ICI, TARSU) sulle abitazioni di proprietà in Italia degli italiani residenti per quasi tutto l'anno all'estero e piena attuazione della Finanziaria 2008, in tema di assegno di solidarietà.
6. Valorizzazione delle eccellenze italiane nel mondo. Sostegno di scambi di esperienze e progetti tra Università italiane e straniere, con il coinvolgimento di professionalità italiane operanti all'estero.12. OLTRE IL DUOPOLIO, LA TV DELL'ERA DIGITALE
L'Italia deve poter entrare nell'era della TV digitale con più libertà, più concorrenza, più qualità.1. Il superamento del duopolio è oggi reso possibile dall'aumento di capacità trasmissiva garantito dalla TV digitale. Per andare oltre il duopolio occorre correggere gli eccessi di concentrazione delle risorse economiche, accrescendo così il grado di pluralismo e di libertà del sistema.
2. Negli anni che ci separano dal passaggio al digitale (2012) ricondurremo il regime di assegnazione delle frequenze ai principi della normativa europea e della giurisprudenza della Corte costituzionale. I criteri di proporzionalità, non discriminazione, trasparenza e apertura a nuovi entranti che sono stati adottati per la transizione in Sardegna saranno alla base della transizione nazionale, nel rispetto delle direttive europee, delle sentenze della Corte Costituzionale e delle norme antitrust.
3. Subito, nuove regole per il governo della RAI. Una Fondazione titolare delle azioni, che ridefinisce la missione del servizio pubblico nell'epoca della multimedialità e delle multipiattaforme, nomina un amministratore unico del servizio pubblico responsabile della gestione.
4. I contenuti distribuiti dalle reti televisive attivano - per la loro produzione - un’importante filiera industriale, con punte di eccellenza artistica, culturale, tecnologica. Non sempre, però, i rapporti fra distribuzione e produzione sono equilibrati. Il regime duopolistico ha fortemente rafforzato la posizione contrattuale delle televisioni nei confronti dei produttori di contenuti. La nostra proposta è di destinare - come accade in altri Paesi del mondo - una quota del 2% dell’intero fatturato pubblicitario delle reti televisive al finanziamento di produzioni di qualità, che abbiano un valore culturale e artistico. Si tratta, in sostanza, di far vita ad un Fondo, pari a circa 100 milioni di euro, da destinare al finanziamento di produzioni audiovisive, cinematografiche, teatrali e musicali